“Quel che è emerso del Consiglio Superiore della Magistratura durante l’indagine in corso è un quadro sconcertante e inaccettabile”. Con i toni pacati di sempre ma con la determinatezza che lo contraddistingue il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha denunciato nella sessione plenaria del Csm di questa mattina, il malessere politico che affligge la nostra società. Serviva il suo intervento per ricordare che “il prestigio e l’autorevolezza dell’Ordine Giudiziario sono indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica”.
Viene allora da chiedersi che tipo di presidente è Mattarella? Qual è il timbro sonoro della sua presidenza?
I suoi silenzi, così come le sue poche misurate parole, sono ormai proverbiali. La sua sobrietà spinge i quirinalisti sull’orlo della disoccupazione: scrivere di questo presidente accorate o romantiche righe è impossibile. Se apre bocca, si ha sempre l’impressione che stia parlando d’altro. Magari allude alla necessità delle riforme, ma a bassa voce, senza toni perentori e senza entrare nei dettagli. Oppure suggerisce ai ragazzi qualche buona lettura della storia costituzionale, sicché, in mancanza d’altro, il consiglio presidenziale diventa subito la notizia della giornata.
Insomma, ai più distratti potrebbe sembrare che sul Colle ci sia una poltrona vuota. Al confronto con lo stile del suo predecessore, l’emerito, ma neanche troppo, Napolitano, che incarnava la destra del partito democratico, l’ormai scomparso partito comunista italiano, Mattarella incarna la figura della sinistra della destra, l’ex democrazia cristiana. Due uomini, più che diversi, opposti. Il primo interventista, presidenzialista, decisionista, politico sfacciato; l’altro riflessivo, metodico, imparziale, di corrente politica estinta o non pervenuta.
Mattarella è uomo buono e di buon senso, ha aperto il Quirinale, consentendo visite quotidiane nel palazzo. È vedovo, dunque non lo accompagna una first lady. La figlia, Laura, è praticamente sconosciuta alla maggioranza degli italiani. Il presidente conduce una vita molto parsimoniosa: viaggia in treno, gira per Roma con una modesta automobile, non partecipa a serate glamour né alle cene private organizzate degli altolocati. Vive una vita morigerata: un presidente perfetto in un momento di austerity.
In breve, Mattarella ha rinunciato alle insegne del potere. Significa che ha rinunciato anche al suo esercizio?
No, piuttosto ne ha cambiato le forme, senza intaccarne la sostanza. Non a caso sembra essersi ispirato più di altri alle parole di Walter Bagehot, che riferendosi al sistema politico britannico della seconda metà dell’Ottocento scrisse: “Il sovrano, in una monarchia costituzionale come la nostra, ha tre diritti: quello di essere consultato, quello di incoraggiare, quello di mettere in guardia”. Mattarella ha abbracciato il monito di Bagehot sul primo diritto: quello di essere consultato. Più che parlare, ha ascoltato. E lo ha fatto a più riprese, erigendo un monumento alla dea della discrezione, bisogna pertanto contentarsi di qualche indiscrezione. Chi ha bloccato, per esempio, l’idea governativa di un decreto legge sulla scuola? E quello sulla Rai? Chi riflette e interviene oggi con parole ferme ma determinanti sulla questione gravosa del Consiglio Superiore della Magistratura?
Con Mattarella impariamo giorno dopo giorno come dovrebbe essere una società senza urla e schiamazzi, come sarebbe consigliabile esercitare le proprie idee in privato. Così detta il carattere dell’uomo, schivo e riservato. Mattarella è diventato popolare anche attraverso i suoi silenzi, un uomo controcorrente rispetto allo spirito del nostro tempo. Molti ormai gli italiani che detestano gli sprechi, compreso lo spreco di parole. E hanno in odio i politici e la loro logorrea: la patetica voglia di dire la propria, anche quando è una ridondante stupidaggine. In Mattarella, viceversa, non leggono l’uomo politico, bensì riconoscono il giudice costituzionale, il professore di diritto, l’equilibrato presidente di tutti. Una svolta epocale e una vera fortuna per tutti gli italiani.
Barbara Ruggiero
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