Ha chiuso definitivamente ieri, domenica 29 luglio 2015, lo storico McDonald’s di piazza San Babila, a Milano. Fu il primo fast- food ad aprire nel capoluogo lombardo. Era il 1984 ed in quegli anni divenne una sorta di mito, il luogo di ritrovo simbolico della generazione dei «paninari».
Ieri, senza preavviso alcuno, i circa 50 lavoratori a fine turno, erano circa le 14.30 sono stati avvertiti da due supervisori dell’azienda della chiusura del ristorante. L’azienda – diversamente da quanto fatto in passato in caso di chiusure – non ha avvertito né i lavoratori né ai rappresentanti sindacali. Secondo quanto riferito da questi ultimi, è stato loro impedito di entrate nel locale a parlare con i lavoratori, ai quali nel frattempo veniva consegnata la lettera di trasferimento. Immediata la dichiarazione di sciopero e la richiesta d’incontro dei sindacati confederali del commercio.ha deciso di chiudere il ristorante di piazza San Babila, a Milano.
La crisi si è abbattuta già da diversi anni anche su Mc Donald, non tanto per i costi quanto piuttosto per il tipo di alimenti proposti, affatto adeguati ad una dieta sana ed equilibrata. Oltre alla perdita di attrazione nei confronti delle nuove generazioni, dagli adolescenti ai trentenni, che ora preferiscono locali casual e con migliori menu. La popolare catena di fast food, diventata negli anni ’80 sinonimo di hamburger e patatine fritte, ha avuti nell’ultimo decennio un crollo negli utili: del 30% circa solo nel 2014. Un tracollo superiore alle aspettative, dovuto anche a forniture di cibo scaduto e a condizioni di tenuta igienico-sanitarie non adeguate.
Non per questo McDonald’s si arrende e presenzia l’Expo 2015. Anzi è uno degli sponsor ufficiali della mega manifestazione. Lo è contestualmente, anche in termini logistici, ad un altro simbolo importante, Slow Food. Il simbolo della globalizzazione nel campo della ristorazione da una parte, il numero uno nel campo delle biodiversità dall’altra. Come se il diavolo prendesse dimora vicino all’acquasanta. McDonald’s “orgoglioso di servire in Expo 6000 pasti giornalieri di qualità e a un prezzo accessibile, con ingredienti che provengono dagli agricoltori italiani“, Carlin Petrini, presidente di Slow Food, arciconvinto che “nutrire non significa ingzzare”.
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