Ancora guai per il sindaco di Milano Giuseppe Sala, al centro dell’inchiesta sugli appalti Expo che, questa l’ipotesi della Procura, Sala avrebbe gestito in modo illegittimo nel suo ruolo di amministratore delegato dell’evento internazionale. Oltre all’accusa di falso per aver retrodatato un documento relativo al maxi appalto per la Piastra (valore di 272 milioni di euro), si aggiunge ora per l’ex commissario anche il reato di turbativa d’asta in relazione alla fornitura di alberi per l’Esposizione.
La reazione di Sala. Non intendo commentare in alcun modo ogni possibile iniziativa della procura generale. Non lo farò né oggi né in futuro” – ha commentato il sindaco di Milano – la storia purtroppo, si ripete. Anche questa volta è un articolo di giornale a diffondere notizie di un provvedimento che mi riguarderebbe e che è ancora coperto dal segreto istruttorio. Provo solo – aggiunge Sala – una profonda amarezza, soprattutto pensando a quanto ho sacrificato per poter fare di Expo un grande successo per l’Italia e per Milano. Troverò in ogni caso in me – conclude il sindaco – le motivazioni per continuare a svolgere con la massima dedizione possibile il mio lavoro al servizio della mia città”.
L’inchiesta sulla tangenti Expo. A dicembre del 2016, Sala aveva rassegnato le sue dimissioni che di fatto però, si tradussero in un’autosospensione dall’incarico di primo cittadino di breve durata, appena pochi giorni. L’inchiesta riguardante possibili tangenti, appalti truccati nell’Esposizione milanese, aperta già nel luglio 2014, è in realtà il frutto di due filoni d’indagini distinti, confluiti all’interno di un unico, immenso, impianto d’accusa. Da una parte, vi era quella relativa all’assegnazione della gara più importante dell’Expo, quello da circa 200 milioni di euro per la Piastra; dall’altra, all’interesse della Procura milanese anche altre nove gare, nove in tutto “assegnate” da Antonio Rognoni, l’allora direttore generale di Infrastrutture Lombarde, sotto un “livello” di pressione “altissimo” e su “richiesta di Giuseppe Sala”, il commissario unico. Il nome di Sala era emerso in particolare dalle dichiarazioni di Angelo Paris, l’ex manager di Expo finito in manette nell’ambito dell’inchiesta milanese.
Ora però vi è un nuovo tassello: le indagini condotte dal sostituto procuratore generale Felice Isnardi e coordinate dal pg Roberto Alfonso che ha avocato l’inchiesta sottraendola alla procura, si concentrano sullo scorporo dell’appalto del verde da quello della Piastra al quale era inizialmente collegato e che era stato vinto dalla società Mantovani. Secondo l’accusa, questa operazione di scorporo avrebbe dovuto comportare una nuova formulazione della gara per permettere a chi, per diverse ragioni, non aveva potuto tentare di aggiudicarsi l’appalto complessivo, di poter entrare in corsa per quello ridotto.
Il momento decisivo dell’inchiesta sarà quello del deposito, da parte della procura generale, degli atti relativi all’indagine condotta in questi mesi su Sala e su sei imprenditori e manager Expo(coinvolti per vicende diverse e con diversi capi di imputazione). Un deposito atteso entro la fine del mese.
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