La prova ha deciso di farla Instagram, aggiungendo un dislike, graficamente parlando è un pollice verso, per dare agli utenti la possibilità di manifestare la propria disapprovazione per un argomento al centro di una discussione. Per ora l’icona che si va ad aggiungere al pollice alzato sarà a disposizione solo di un manipolo selezionato di utenti ai quali permetterà di esprimere in modo discreto il proprio disaccordo con un commento, senza che il loro giudizio sia visibile pubblicamente e senza che venga mostrato un conteggio totale delle segnalazioni ricevute. A quanto pare la novità sarebbe in fase di analisi sia in calce ai reel sia per i commenti ai tradizionali post non video.
Si tratta quindi di una sorta di esperimento sociale mascherato dal tentativo di migliorare la qualità delle interazioni, riducendo la visibilità di commenti poco rilevanti o potenzialmente problematici, spostandoli più in basso nel thread. Anche se dietro quel pollice verso potrebbe nascondersi un universo di potenziali dispetti digitali, come avvertono gli esperti del settore.
La storia del pulsante “non mi piace“ non è nuova, anzi è vecchia quanto le piattaforme di social network: tutte, o quasi, l’hanno testato ma poi hanno preferito il ‘like’, ovvero l’unica opportunità di espressione in senso favorevole, a beneficio degli algoritmi del proprio sito informatico.
Facebook nel 2016, per evitare il pollice all’ingiù ha optato per una serie di emoticon – ben cinque: il like, il cuore, la faccina che ride, quella stupita e quella arrabbiata – ma a quanto pare Mark Zuckerberg ci sta ripensando. In effetti, tra le varie offerte manca proprio l’unica che corrisponda ad un semplice “non mi piace”, “non sono d’accordo”.
Il “non mi piace” è arrivato invece molti anni fa su YouTube, dove tuttavia nel 2021 il numero dei dislike è stato nascosto per contrastare i cosiddetti “brigading” (attacchi coordinati per affossare un video). Il tasto esiste ancora ma il conteggio è visibile solo ai creatori dei video. Su Reddit, invece, è da sempre attivo un sistema di upvote e downvote per classificare i contenuti e i commenti in base alla loro rilevanza. Anche Twitter (l’attuale X di Elon Musk), fra le ultime piattaforme che all’epoca cedette alla logica dei cuoricini (che sistituirono la stellina) ha sperimentato ormai quasi quattro anni fa un pulsante di “downvote” per i commenti, ma non per i tweet. Nel 2022 TikTok ha introdotto un tasto “Non mi piace” di nuovo solo per i commenti, per consentire agli utenti di segnalare contenuti inappropriati senza esprimere pubblicamente il disaccordo. Anche in questo caso, però, contrariamente ai like, il conteggio totale non è visualizzabile. Chi è andato controcorrente è stato Netflix: fino al 2018 utilizzava il classico meccanismo di rating con le cinque stelle; poi, all’improvviso, sono apparsi prima due pollicioni e ora tre. Il dislike (“Non fa per me”), il Mi piace e il doppio Mi piace (“Adoro!”).
Tornando però ad Instagram, considerato che l’aggiunta del nuovo tasto offre alle persone un modo privato per segnalare che un commento in particolare non le convince, la speranza è che ciò possa contribuire a rendere i commenti più amichevoli. Auguriamoci che non rimanga solo una speranza.
Alessandra Binazzi