Limitless. Senza limiti, questo sembra essere lo slogan, sull’onda della crisi profonda della società post moderna. Limiti. Perché la coscienza, le leggi scritte e quelle interiori tanto decantate dalla cultura classica, la corporeità, la sessualità identitaria, la ragione stessa, sono sentiti come limiti da superare. Ma per arrivare a cosa? L’umanità è un modello superato che ha fatto il suo tempo? La bontà coincide con la stupidità? Cosa ne è stato della pietas, la commozione che si prova di fronte al dolore altrui?
Con un certo stupore avevamo constatato il grande apprezzamento da parte dei giovani, e non solo, di quella serie televisiva d’oltreoceano “House of Cards” nella quale il protagonista sputa sull’immagine del crocefisso. Su Cristo o sull’umanità, quella che ci spinge alla compassione, all’altruismo, alla donazione di sé? Difficile dirlo. Per non parlare della serie Breaking Bad, che tradotto significa diventare cattivo, spezzare ogni limite imposto dalla legge, dalla coscienza per conseguire un fine, ma anche per “redimersi” dalla schiavitù dei limiti imposti dalla coscienza e dalle norme giuridiche.
Eppure ci piace immaginare l’uomo anche preistorico come un salto ontologico rispetto alle altre creature viventi. I primi graffiti delle caverne di Altamira, al nord della Spagna, testimoniano che l’uomo già nella notte dei tempi creava il superfluo, dipingeva e si rivolgeva a un immagine primordiale di divinità, scrutava il cielo e si interrogava, piangeva una persona cara che aveva trovato la morte, la seppelliva. L’uomo ha sempre avuto le mani e non gli artigli, le gambe e non le zampe.
Post moderno, post cristiano, post umano, il post indicherebbe che quello che viene dopo è sempre meglio di quello che c’era prima. Eppure la percezione che si ha è che qualcosa stia cambiando radicalmente nella sensibilità comune.
Nella vicenda di Marco e Manuel, che hanno ucciso per vedere cosa si provava, c’è la conferma dell’umanità calpestata, fatta a pezzi. La propria, non solo quella di Luca.
Colpisce il vuoto esistenziale, lo stupore dei genitori di fronte a quanto commesso dai loro figli. Ci troviamo di fronte a una realtà che sfugge di mano, i segnali di qualcosa che sembra non avere ritorno. Gli psichiatri parlano di emotional seeking, supplicano la stampa, la tv di non aumentare la risonanza di un male che sembra coinvolgerci tutti: la ricerca sfrenata di emozioni.
Di questi tempi, tutti parlano di emozioni, nessuno di sentimenti, di desideri, di mete, di conquiste. Come se la vita in sé non avesse più né valore né senso.
Cerchiamo di essere umani noi che giudichiamo, che scriviamo, che commentiamo. Sforziamoci di non generare un ulteriore spettacolo di disumanizzazione di fronte a questa terribile vicenda.
Inutile negarlo, sia nella devianza che nella patologia criminale qualcosa è cambiato al punto che non è facile più distinguere il limite tra follia e lucida determinazione a uccidere. Lo si constata nel dibattito attuale tra gli addetti ai lavori. Era più facile, fino a qualche anno fa, distinguere un criminal mind da un lucido assassino. Di fronte all’omicidio di Luca Varani, la faccenda si complica anche perché non si sa come muoversi in ambito penale e in quello che riguarda il recupero di ragazzi perduti, comunque disturbati.
Come si è arrivati a questo? Con tutto il bagaglio della cultura umanista che può vantare l’Occidente? Il padre di Manuel, smarrito, è convinto che sia tutta colpa della cocaina, la droga come una possessione demoniaca, ma l’uso del mix di stupefacenti non giustifica completamente l’agito.
Tutti vorrebbero vederli morti, Marco e Manuel. Il web si è scatenato con insulti, parolacce, invettive di ogni genere, petizioni per condannare all’ergastolo questi nuovi “mostri”.
Molti attacchi sono stati rivolti ai genitori dei due assassini. Atteggiamenti che non ci sentiamo di condividere. Ledo Prato ha scritto molto sul suo blog in questi giorni. Gravissimo quanto accaduto, afferma, ma chiede di non affrettare i giudizi. Ledo Prato è il padre di Marc, il giovane accusato di aver brutalmente ucciso insieme a Manuel Foffo, Luca Varani. E’ anche il segretario generale di Mecenate 90, un’associazione fortemente impegnata nella difesa dei valori e del vivere civile.
Prato cita il brano del Vangelo sul fico che non dà frutti e che nonostante tutto si decide di non tagliarlo. «Non è solo un atto di misericordia, è un atto di saggezza che suggerisce prudenza, pazienza perché i tempi della ricerca della verità non sono brevi e la giustizia umana ha limiti profondi. Sono quelli che lasciano spazio al perdono che, seppure non cancelli la colpa, preserva la possibilità per le persone, tutte le persone, di non ergersi a giudici esclusivi e onnipotenti».
Un amico ha esortato Ledo Prato ad aiutare Marco e a “rivoltare il male in bene”.
Anche noi ci uniamo a tale augurio. Difficile trovare invece parole di conforto per i genitori della vittima, Luca Varani.
Alessandra Caneva
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy