All’indomani della consegna al fuoriclasse di Real Madrid e nazionale lusitana dell’ambitissimo “Pallone d’oro”, si sono accese le prevedibili polemiche da parte di chi auspicava un esito diverso. Nulla di sorprendente perché, comunque sarebbe andata a finire a finire, la classifica del trofeo avrebbe prestato il fianco a critiche. In Francia, addirittura dalle colonne de “L’Equipe” e, soprattutto, di “France Football”, che il “Pallone d’oro” lo ha inventato nel 1956 e che, tutt’ora, lo cogestisce con la Fifa, si sono sollevati cori d’indignazione verso i nuovi criteri di voto che prevedono, dal 2010, che ad esprimere le preferenze siano non più solo i giornalisti sportivi delle maggiori testate europee ma anche i commissari tecnici delle nazionali e i rispettivi capitani. A dire dei francesi, se a votare fossero stati solo i giornalisti, avrebbe vinto Ribèry, senza dubbi, accontentatosi, invece, della terza piazza dietro anche a Messi. Perché il palmarès stagionale del fuoriclasse d’Oltralpe, capace di vincere con il Bayern tutto quello che era possibile nel 2013 (Bundesliga, Coppa di Germania, Champions League, Supercoppa Europea e, sia pure dopo che i termini per inviare le preferenze erano scaduti, anche il Mondiale per club), avrebbe fatto premio su ogni altra considerazione. Perché, detto fuori dai denti, è chiaro che si tratta di due campioni assoluti, ma Cristiano Ronaldo è, francamente, un’altra cosa.
E l’equivoco sta tutto qui. Il criterio di assegnazione. Un premio come questo dovrebbe, per sua stessa natura, andare al miglior giocatore dell’anno appena trascorso. Un premio alla bravura individuale, dunque, e in quanto tale in dissonanza con lo spirito stesso di uno sport come il calcio che individuale non è. Antichi retaggi di un calcio che fu, magari dove il guizzo del campione scaldava le folle e nessuno si domandava neppure cosa fossero pressing e diagonali. La contraddizione, però, risiede nel fatto che, praticamente dagli albori, questo riconoscimento è stato assegnato da “France Football” al giocatore più rappresentativo della squadra (club o nazionale o entrambe) che aveva ottenuto più trofei, appunto, di squadra nell’anno solare alle spalle. Sport di squadra=premio individuale=criterio premiante non il miglior individuo ma il miglior giocatore della squadra migliore. Un’equazione che non ha mai convinto nessuno. Dal 2010, comunque, la Fifa si è affiancata alla rivista francese nella gestione del premio e le cose sono, sia pure in parte, cambiate, dando più peso ai valori individuali. A tutto ciò si deve, poi, aggiungere il “pasticciaccio” della proroga del termine per l’invio delle schede dei “giurati”. Scavallando le gare di ritorno dei playoffs di qualificazione al Mondiale, si è dato modo a Ronaldo di mettere in vetrina anche la superba performance contro la Svezia. Vero, ma non può essere una colpa per il portoghese.
Tirando le fila del ragionamento: con il vecchio criterio, “Pallone d’oro” a Ribèry, con l’attuale, giustissimo attribuirlo a Ronaldo. Il miglior giocatore del pianeta resta, al momento, Messi, sia pure con il portoghese non lontano.
Un’ultima annotazione sullo svolgimento della serata di gala: l’evidente commozione di Cristiano Ronaldo ha impedito di bollare come gelida o amichevole la stretta di mano a Blatter, reo di averne fornito un’imitazione non proprio gradita né gradevole. Bella la dedica ad Eusebio.
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