Tra gli anni Sessanta e Settanta si sentiva parlare spesso di “ascensore sociale”: allora le nuove generazioni ebbero la possibilità di raggiungere uno stato sociale più elevato, rispetto a quello di provenienza, grazie ad esempio all’istruzione. Con il lavoro e la crescita economica uno Stato può subordinare la condizione sociale dei suoi cittadini. Può migliorarla come abbassarla.
In questo momento in Italia l’ascensore sociale è bloccato: se nasci povero, e sei sufficientemente fortunato, ti serviranno 125 anni per arrivare a percepire un reddito medio. In alternativa resterai ai piani più bassi dell’edificio sociale.
E’ quanto emerge dal nuovo dossier Oxfam ‘Non rubateci il futuro’, secondo il quale i figli delle persone collocate nel 10% più povero della popolazione italiana, sotto il profilo retributivo, ad oggi avrebbero bisogno di 5 generazioni per arrivare a percepire il reddito medio nazionale. Allo stesso tempo, ai due estremi della distribuzione della ricchezza, 1/3 dei figli di genitori più poveri, è destinato a rimanere fermo al piano più basso dell’edificio sociale, mentre il 58% di quelli i cui genitori appartengono al 40% più ricco, manterrebbe una posizione apicale.
”Viviamo in un’epoca e in un paese in cui ricchi sono soprattutto i figli dei ricchi e poveri i figli dei poveri, con rischi di svilimento della tenuta sociale e rottura del patto generazionale”, spiega Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia.
Un’istruzione sotto-finanziata, anche per il 2020, non riuscirà a contrastare disuguaglianze e povertà educativa. A parità di istruzione, le origini familiari hanno impatti non trascurabili sulle retribuzioni lorde dei figli: il figlio di un dirigente ha oggi un reddito netto annuo superiore del 17% rispetto a quello percepito dal figlio di un impiegato, che abbia concluso un ciclo di studi di uguale durata.
I giovani che ambiscono a un lavoro di qualità devono fare oggi i conti con un mercato del lavoro disuguale, caratterizzato, nonostante la ripresa dei livelli occupazionali dal 2008, dall’aumento della precarietà lavorativa e dalla vulnerabilità dei lavori più stabili.
Il lavoro non basta più a garantire un livello di vita dignitoso: nel 2018 circa il 13% degli occupati nelle fasce d’età tra i 16 e i 29 anni era working poor, faceva cioè parte di una famiglia con reddito inferiore al 60% del reddito mediano nazionale. Il fenomeno è riconducibile in buona parte agli inadeguati livelli retributivi che vedono i giovani penalizzati da quasi 40 anni nei livelli delle retribuzioni annue medie, rispetto agli occupati più anziani.
Elisa Rocca
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Do il mio consenso affinché un cookie salvi i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy