Il cybercrime, o crimine informatico, è la minaccia invisibile che sta cambiando il mondo. Oltre ottocento reati informatici al giorno nei primi sei mesi di quest’anno, con un dato allarmante: il crimine digitale è arrivato a pesare quasi la metà del totale rispetto ai fenomeni predatori, in particolare dei furti, rilevati sul territorio nazionale. E sul totale dei reati denunciati oggi incide per oltre il 15%, superando i livelli pre-pandemia sia nel caso di truffe e frodi informatiche (+28% rispetto al primo semestre 2019) sia dei delitti informatici (+52%).
Nell’indagine del Sole del lunedì Milano, Bologna, Rimini e Prato in cima alla classifica delle denunce per ogni tipo di reato. Trieste resta, come lo scorso anno, la provincia con più denunce di violenza sessuale in rapporto ai residenti (48 episodi nel 2020) e Padova quella più sotto pressione per i reati di droga.
Se Napoli conferma il record di rapine e furti con strappo, Parma si distingue negativamente per incidenza di rapine nei negozi anche nell’anno Covid, Ravenna per i furti in casa e Imperia per percosse e lesioni dolose denunciate.
Infine, le vittime dei delitti informatici si concentrano a Mantova, mentre a Gorizia o Torino quelle di truffe e frodi informatiche.
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Totale delitti commessi e denunciati: indice per 100.000 abitanti e numero effettivo
La crescita degli illeciti online emerge con forza dagli ultimi dati del dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno, estratti dalla banca dati interforze delle denunce di delitto rilevate sul territorio nazionale, e confrontati nel rapporto annuale del Sole 24 Ore del Lunedì con quelli degli anni precedenti.
Non si tratta solo di un incremento rispetto al pre-Covid, quando ancora smart working e didattica a distanza erano una realtà per pochi: il trend si conferma nei primi mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020 (+20% truffe e frodi, +18% delitti informatici).
«Molte condotte criminali in questi mesi si sono spostate sulla Rete» afferma il dirigente Stefano Delfini del servizio di analisi criminale che fa capo alla direzione centrale della Polizia criminale.
«Stiamo monitorando con attenzione – aggiunge – queste nuove forme di delittuosità. Da poco abbiamo implementato la nostra banca dati: ora mappiamo anche informazioni relative all’autore del reato informatico, non solo alla vittima, con lo scopo di studiarne le relazioni. Stiamo cercando di affinare i nostri strumenti di indagine per capire meglio come opera il criminale online e orientare l’azione delle forze di polizia».
La lettura dei dati sembra univoca: dove c’è un maggior utilizzo degli strumenti informatici cresce il rischio. Dove invece, per motivi anagrafici, culturali o di infrastruttura, la popolazione è meno incline al digitale, sono minori gli illeciti denunciati.
La finalità principale è quella di lucro, attraverso il furto di dati o informazioni per disporre di denaro. Ma crescono anche gli attacchi alle “falle del sistema”, come lo zoombombing, l’intrusione indesiderata all’interno di conferenze online.
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