L’emergenza costringe spesso a forzare una burocrazia troppo lenta e farraginosa, con meccanismi troppo complessi impossibili da seguire quando il tempo a disposizione è molto poco. E’ noto che ogni calamità – terremoto, epidemia, alluvione che sia – porta con sé tante sventure evidenti, distruzioni, morti, ecc.. E ne porta con sé altrettante di meno facile individuazione. Sono le ‘manovre sotterranee’ che il governo in carica riesce a fare per far passare provvedimenti ‘pro domo sua’ che, diversamente, verrebbero lungamente discussi e forse bocciati.
Ci hanno provato anche stavolta. L’occasione del Covid-19 ha reso l’uomo (o gli uomini) al potere ‘furbo’ al punto da incastrare tra le pieghe del ‘Cura Italia’ due piccoli “comma” all’interno di un sub-emendamento (n. 1000/58) recante le firme di due senatori del Pd, Paola Boldrini e Stefano Collina. Probabilmente sarebbero passati inosservati e votati garantendo a chi di dovere l’immunità per gli errori dei politici.
“Un’operazione davvero raffinata da parte del Pd, non facile da individuare”, come ha segnalato il quotidiano telematico indipendente Orwell.live, finalizzata, detto fuori dalle righe, a salvare Conte, Borrelli, Arcuri & Co. da qualsiasi rischio di accusa (anche penale) per le negligenze gravi che hanno causato vittime e danni, in questa emergenza.
Proprio grazie ad Orwell.live il ‘salva Conte’ Boldrini-Collina è stato ritirato: quella sorta di “scudo penale” per chi gestisce l’emergenza coronavirus, governo compreso, che un giorno potrebbe essere chiamato a risponderne, è stato tratto fuori per evitare “equivoci e strumentalizzazioni, in una fase drammatica come quella che sta vivendo il nostro sistema sanitario nazionale, che va tutelato nel suo complesso, tenuto conto dell’eccezionalità dell’emergenza”, ha giustificato la senatrice Paola Boldrini – stesso cognome ma nessuna relazione di parentela con l’ex presidente della Camera Laura, ora in Leu – in commissione sanità a Palazzo Madama.
Il sub-emendamento ritirato, a doppia firma (del collega in commissione sanità, sen. Stefano Collina) era correlato all’emendamento A.S. a firma Marcucci relativo alle “Disposizioni per la definizione e l’equilibrata limitazione della responsabilità degli operatori del servizio sanitario durante l’emergenza epidemiologica da COVID-19”, poi modificato in “Disposizioni in materia di responsabilità per eventi dannosi che abbiano trovato causa nella situazione di emergenza da COVID-19” risolvendo alcuni dubbi interpretativi e qualche problematica applicativa. In particolare, relativa alla necessità di limitare la responsabilità civile e penale dei professionisti sanitari ai quali si riconosce l’enorme sacrificio profuso in questi mesi da coloro che sacrificano la propria famiglia e la propria salute (in alcuni casi purtroppo anche la vita) a vantaggio dell’interesse generale e della salute collettiva. Stesso scudo nell’emendamento di Andrea Marcucci, presidente del gruppo Pd in Senato e membro della 1° commissione permanente (Affari Costituzionali), viene riconosciuto, nella stessa misura, anche alle strutture sanitarie e sociosanitarie sia pubbliche che private, con uniformità di trattamento tra coloro che hanno lavorato e rischiato in prima linea e coloro che hanno invece assunto decisioni dirigenziali non sempre corrette. Celando la sottaciuta tutela delle aziende sotto l’esternata tutela dei professionisti sanitari, a favore dei quali andrebbe invece prevista una tutela ben più ampia.
“È chiaro che la nostra priorità rimane quella di tutelare il personale sanitario che si trova ad agire in questa drammatica evenienza ed è in prima linea nella difesa della salute della nostra popolazione”, ha precisato la senatrice Boldrini a giustificazione del suo ‘colpo di spugna’ al sub-emendamento.
Ma vediamo quali sono le prescrizioni sulle quali in corner, prima che qualcuno oltre Orwell.live rilanciasse la notizia, il Pd ha voluto passare passare quel cancelletto che dalla lavagna toglie i tratti di gesso. Tecnicamente è un subemendamento all’emendamento 1.100 del governo, che chiede di aggiungere al testo un articolo nuovo composto di quattro commi.
E qui è l’altro capolavoro, perché i primi due commi affrontano un argomento, mentre gli ultimi due rappresentano il “colpo di spugna” tanto atteso da Conte. Così, a una lettura veloce si poteva pensare che tutti parlassero dello stesso argomento. Invece no.
Più precisamente i primi due commi riguardano i medici e gli operatori sanitari infettati o deceduti a seguito del Covid-19. Con il primo comma vengono tutelati i “datori di lavoro pubblici e privati” e con il secondo si stabilisce che tali danni “possono essere imputati a titolo di responsabilità civile soltanto alla struttura sanitaria o socio-sanitaria”.
Ma il terzo comma cambia argomento e interviene per salvare da qualsiasi colpa “i titolari di organi di indirizzo e di gestione”, limitandone la responsabilità dei “danni a terzi” (ovvero morti, infettati, perdite economiche) “ai soli casi di dolo o colpa grave”.
Ecco il testo completo:
«3. È limitata ai soli casi di dolo o colpa grave la responsabilità civile, penale e amministrativo-contabile dei titolari di organi di indirizzo o di gestione che, nel corso dell’emergenza sanitaria in atto, nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, anche normative od amministrative, abbiano adottato ordinanze, direttive, circolari, raccomandazioni, pareri, atti o provvedimenti comunque denominati, la cui concreta attuazione, da parte delle strutture sanitarie e socio-sanitarie, degli esercenti le professioni sanitarie, degli enti preposti alla gestione dell’emergenza o di altri soggetti pubblici o privati tenuti a darvi esecuzione, abbia cagionato danni a terzi».
Da sottolineare che forse per evitare qualsiasi possibile interpretazione si citano esplicitamente “ordinanze, direttive, circolari, raccomandazioni, pareri, atti o provvedimenti comunque denominati”. Quindi, tutti gli atti – solo i DPCM sono ben 11 fino a quello del 1° aprile – del governo Conte.
Poiché però il ritardo per la mancanza di mascherine, tute, guanti e respiratori potrebbe anche essere una “colpa grave”(sic!) ecco arrivare il comma 4 dove è specificato che, nella valutazione della gravità, bisogna giustificare la difficoltà di reperire tempestivamente il materiale:
«4. La valutazione della gravità della colpa, nelle ipotesi di cui al comma 3, è operata anche in considerazione della eccezionalità e novità dell’emergenza, dei vincoli di spesa previsti a legislazione vigente in materia di servizio sanitario nazionale e della difficoltà di reperire tempestivamente dispositivi medici e di protezione individuale sul mercato nazionale ed internazionale’».
Il ‘taglio’ perfetto, si direbbe su misura, per un governo che brancola nel buio e da oltre due mesi procede con l’incertezza dell’esecutivo accentratore che non assume le proprie responsabilità ma è capace di alzare la voce quando una Regione, in attesa di decisioni dal ‘vertice’, le assume in proprio. Ma, ecco che qui prevale la solita regola del colore che funziona come un semaforo rovesciato: se rosso passa, se verde si deve fermare.
A.B.
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