Attesa per il via libero definitivo dell’Aula di Montecitorio alla riforma costituzionale che taglia il numero dei parlamentari -portandoli dagli attuali 945 a 600 totali– con un disco verde che appare blindato anche dall’accordo sulle riforme raggiunto ieri sera dalla maggioranza. L’intesa, strutturata in 4 punti, prevede tra le altre cose la presentazione della riforma elettorale entro dicembre.
I dubbi, noti tra Pd e renziani, aleggiano anche nel M5S, che ha fatto della sforbiciata alle ‘poltrone’ uno dei suo cavalli di battaglia. Se per il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà “la riforma passerà” perché “il M5S è assolutamente compatto. Il tema del taglio dei parlamentari è concordato nel programma, è stato votato ed è una battaglia storica del Movimento”, il deputato M5S Andrea Colletti ha intanto anticipato all’Adnkronos che voterà contro o si asterrà. “Farò una dichiarazione in Aula, ma o voto contro o dichiaro che non parteciperò al voto”, ha affermato. Voterà invece “convintamente a favore” Gianluca Vacca, altro deputato M5S che aveva tracciato, sempre su Facebook, luci ed ombre del cosiddetto ‘taglia poltrone’. L’unica defezione, fatte salve eventuali assenze nel M5S, dovrebbe insomma essere quella di Colletti.
Per l’ex presidente della Camera, Pierferdinando Casini, con il taglio dei parlamentari “siamo davanti a un impasto di demagogia privo di buon senso, per giunta presentato come un contributo determinante per i risparmi della comunità nazionale”. A dire sì al taglio è Fratelli d’Italia che “voterà oggi a favore del taglio del numero dei parlamentari”, fa sapere Giorgia Meloni.
Cosa cambia e quanto si risparmia con il taglio dei parlamentari
Quella della Camera è la quarta votazione della proposta di riforma della Costituzione. Il Senato ha infatti già votato due volte e la Camera una volta. Con il quarto “sì” delle Aule si concluderà l’iter parlamentare della riforma e la parola passerà ai cittadini che, in base all’articolo 138 della Costituzione, dovranno approvare in un referendum confermativo – senza quorum dunque – la proposta di legge costituzionale. Se il referendum avrà esito positivo, la proposta di legge entrerà in vigore e saranno modificati gli articoli della Costituzione (56 e 57) che determinano il numero di deputati e senatori. I primi diminuiranno da 630 a 400 e i secondi da 315 a 200 (esclusi i senatori a vita). Il Parlamento nel complesso passerà così da 945 a 600 membri, più i senatori a vita.
La rappresentanza in Italia a nel resto della UE
L’Italia ha oggi, con 945 parlamentari eletti e 60,4 milioni di abitanti, un rapporto di 1 eletto ogni 64 mila persone. Se passasse la riforma costituzionale, con 600 parlamentari eletti, avrebbe un rapporto di un eletto ogni 101 mila persone. Anche dopo la riforma costituzionale, avrebbero un rapporto “peggiore” – cioè con una minor rappresentanza – la Germania (1/117 mila), la Francia (1/116 mila) e l’Olanda (1/115 mila) e uno molto simile il Regno Unito (1/102 mila). Gli altri Paesi hanno una rappresentanza “migliore”: la Spagna, considerando solo i senatori che vengono eletti dai cittadini (208 su 266 totali), ha un rapporto di un parlamentare ogni 84 mila abitanti, la Polonia 1/83 mila, il Belgio 1/76 mila e tutti gli altri Paesi Ue rapporti sempre più bassi, fino ad arrivare al record di Malta, che ha un parlamentare ogni 7 mila abitanti.
Ma quanto si risparmia?
Una questione su cui i promotori del taglio dei parlamentari hanno insistito molto è il risparmio per le casse dello Stato. Se consideriamo che, in base a quanto riporta il bilancio della Camera, nel triennio 2018-2020 per pagare indennità e rimborsi a 630 deputati lo Stato spende ogni anno 144,9 milioni di euro, ricaviamo un costo annuo di 230 mila euro a deputato.
Una riduzione di 230 deputati, dunque, creerebbe un risparmio potenziale di 52,9 milioni di euro ogni anno.
Facendo lo stesso calcolo per il Senato – qui il suo bilancio 2018-2020 – otteniamo un costo annuo di 249.600 euro per senatore. Un taglio di 115 membri di Palazzo Madama creerebbe un risparmio potenziale di 28,7 milioni di euro ogni anno.
Tra Camera e Senato, quindi, i risparmi sarebbero 81,6 milioni di euro ogni anno. Questa stima tuttavia è da considerarsi leggermente imprecisa, perché non tiene conto dei possibili risparmi che avrebbero le due Camere per il semplice fatto di dover ospitare 345 persone in meno.
Per dare un ordine di grandezza, anche arrotondando a 100 milioni i risparmi che si avrebbero ogni anno con il taglio dei parlamentari, questa cifra rappresenta lo 0,005 per cento scarso del debito pubblico italiano e un seicentesimo scarso di quanto spende l’Italia ogni anno di soli interessi su tale debito pubblico.
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