Un umanoide tra le lenzuola? Mah, se sono proprio finiti gli uomini validi – e, con buona pace del fu sesso forte, vi posso assicurare che, tirate le somme di un sondaggio tra amiche e conoscenti, per trovarne uno buono hai voglia a camminare – e le donne, quelle graziose gentili educate (non rissose, androgine e volgari), alla Scarlet Johansson ad esempio, non ce ne sono a portata di mano… allora, forse, in questi casi dovremo (io spero nel ‘dovranno’) accontentarci di surrogati.
E’ il risultato della ricerca condotta dalla Middlesex University di Londra su un campione di 2000 persone a dimostrare che non sono poi così poche le persone disposte a condividere un due piazze con un robot. Il 17% degli intervistati, quindi circa una persona su cinque, non avrebbe problemi a spartire il talamo con una macchina che essendo corredata di elaboratore elettronico per svolgere compiti in sostituzione dell’uomo, potrebbe assicurare anche quelli più appaganti e fantasiosi. Perversione? In realtà non vi è nulla di così strano, se è vero quello che riferiscono le statistiche, ovvero che milioni di persone ricercano il piacere più intimo con l’aiuto di quelli che potremmo definire ‘piccoli robot’. Per non parlare poi di chi invece ha una relazione più o meno stabile con la sua bambola gonfiabile.
Quindi, se in futuro il nostro pianeta sarà abitato anche da robot, siamo sicuri che saranno in più di qualcuno ad accoglierli nel senso pieno del termine. Non solo. Una persona su 10 ha anche ammesso che si prenderebbe cura di un eventuale robot bambino, frutto del rapporto con l’androide. La perversione qui c’è veramente tutta, anche se preferisco immaginare che la notizia sia una boutade di chi l’ha messa in circolazione.
“Sembra di essere arrivati al punto che le persone preferiscono avere rapporti sessuali con qualcosa che sa esattamente quello che sta facendo, che abbia reazioni prevedibili, tempi e performance stabiliti”
ha sottolineato al Daily Beast uno dei partecipanti alla ricerca.
Fin qui abbiamo messo in evidenza solo il paradosso. Perché, per fortuna, c’è ancora il 41 per cento del campione, fedele ai canoni, che ritiene “inquietante” già l’idea di stabilire dell’intimità sessuale con un robot, e il 14 per cento che giudica sbagliato pensare di utilizzare queste alternative all’essere umano anche in questo modo.
In generale, quindi, la posizione delle persone su una possibile convivenza con i robot è molto variegata: ad esempio, c’è quasi un quinto di uomini e donne in possesso di animale domestico che si dice pronto a sostituire il proprio amico a 4 zampe con un robot.
Nonostante l’atteggiamento disinvolto con l’hi-tech di ultima generazione dimostrato da molti, in quasi la metà del campione (il 46 per cento) intervistato permane la preoccupazione per una tecnologia sta progredendo troppo velocemente e che mette a repentaglio i valori della vita tradizionale.
La ricerca condotta dalla Middlesex University di Londra è solo una delle tante sulla possibilità dell’uomo di avvalersi di una compagnia robotizzata in caso di solitudine o per una scelta che tende a semplificare, ovvero annullare, i rapporti interpersonali. Dalla Nuova Zelanda, già qualche anno fa era arrivata l’offerta di fare sesso con una macchina pensata al femminile per sostituire le escort in carne ed ossa, con caratteristiche identiche agli esseri viventi: un cervello comandato a distanza e delle forme in silicone, quello praticamente usato dai chirurghi per le ricostruzioni. Magari alcuni clienti, mentre gustano le loro prestazioni, non ne avvertirebbero neanche la differenza! Una domanda in questo caso, però, sorge spontanea: il compenso in denaro per la prestazione a chi andrebbe?
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