I ‘segreti’ del Governo sull’emergenza sanitaria vengono finalmente fuori. Invano, con un ostruzionismo incredibile e ridicolo, Conte Pd e Cinque Stelle hanno tentato di coprire incertezze e malefatte nella gestione di una pandemia che li ha trovati sì impreparati ma molto, troppo, tentennanti sui provvedimenti e la tempistica da scegliere. Tanto, da voler nascondere, per ragioni che stiamo scoprendo, sotto il ‘segreto di Stato’ i verbali della commissione tecnico scientifica propedeutici agli innumerevoli DPCM.
Quello che è stato fatto per il “bene degli italiani” è stato fatto correttamente? Domanda lecita da parte di chi ha subito il faticoso periodo di lockdown che tante conseguenze negative ha prodotto sul lavoro, sulla salute, sulla famiglia. In altre parole, i sacrifici imposti con i vari Dpcm, erano necessari? C’è voluto il ricorso al Tar di tre avvocati della fondazione Luigi Einaudi di Roma, lo scorso aprile, contro il rifiuto del governo di far conoscere i verbali della protezione Civile. E il Tar, con sentenza del 22 luglio, ha deciso di rendere tutto pubblico entro 30 giorni.
Non paghi di quella sentenza, però, i nostri governanti attraverso la Protezione civile hanno incaricasto l’avvocatura di Stato di ricorrere contro la decisione in sede di Tribunale amministrativo regionale perché “I Dpcm sono atti amministrativi generali frutto di attività ampiamente discrezionale ed espressione di scelte politiche da parte del Governo che trovano la propria fonte giuridica nella delega espressamente conferita dal legislatore all’esecutivo in un atto avente forza di legge (…) e rinvengono la propria ragione nell’esigenza temporanea ed urgente di contenere e superare l’emergenza epidemiologica causata dal Covid-19”, chiedendo pertanto la sospensione cautelare della sentenza di primo grado.
La Fondazione Einaudi però rivolge a Giuseppe Conte l’invito a ritirare il ricorso evidenziando quanto sia “grave aver fatto l’appello perché dimostra che il governo non è disponibile ad essere trasparente su atti così importanti (…) che hanno compresso i diritti e le libertà costituzionali per i cittadini come mai nella storia della repubblica”.
Dalle misure rigorose proposte solo per alcune zone dell’Italia al lockdown totale nel giro di 48 ore – Quello che in molti paventavano è scritto in uno dei cinque verbali di oltre 200 pagine redatti dal Comitato tecnico scientifico e desecretati e pubblicati oggi sul sito della Fondazione Einaudi .
Lo scorso 7 marzo il Cts ha proposto “di rivedere la distinzione tra cosiddette ‘zone rosse’ (gli undici comuni della Lombardia e del Veneto già isolati dal 1 marzo, ndr.) e ‘zone gialle’” da istituire in “Emila Romagna, Lombardia e Veneto, nonché le province di Pesaro Urbino e Savona”. Gli esperti condividono “di definire due ‘livelli’ di misure di contenimento da applicarsi l’uno, nei territori in cui si è osservata ad oggi maggiore diffusione del virus; l’altro, sull’intero territorio nazionale”. Le zone dove effettuare un contenimento più rigido, il 7 marzo scorso vengono indicate come l’intera Regione Lombardia e le province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia, Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti.
Dunque l’indicazione era di misure differenziate per territori ma due giorni dopo, il 9 marzo, viene annunciato il lockdown totale dell’Italia. Il giorno precedente, l’8 marzo, il premier Giuseppe Conte firma il Dpcm con il quale dispone, come suggerito dagli esperti, misure più stringenti per la Lombardia e altre 14 province (oltre a quelle individuate dal Cts si aggiungono anche Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli). Il 9 marzo però arriva la chiusura totale di tutta Italia con il decreto #iorestoacasa, che prevede anche lo stop agli spostamenti, la chiusura delle scuole fino al 3 aprile e il blocco di ogni manifestazione sportiva, compresi i campionati di calcio.
I buchi nella numerazione dei verbali trasmessi – Il verbale del Cts sulle chiusure del 7 marzo è il numero 21. Il verbale successivo pubblicato dalla Fondazione Einaudi è il numero 39 del 30 marzo. Nel mezzo mancano i verbali di altri 18 vertici che, al momento, non sono stati ancora resi pubblici.
Il primo verbale – In una riunione del 28 febbraio scorso tenutasi presso il Dipartimento della Protezione civile, il Cts reputava “complessa” la situazione epidemiologica in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. “Le Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto presentano, invece, una situazione epidemiologica complessa attesa la circolazione del virus – si legge nel verbale – tale da richiedere la prosecuzione di tutte le misure di contenimento già adottate, opportunamente riviste come segue: sospensione di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario e di eventi in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo o religioso, anche se svolti in luoghi chiusi, ma aperti al pubblico (es: grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose). Si propone che tale misura sia prorogata sino all’8 marzo 2020”. Tra le misure, anche la “sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati e “il divieto di trasferta organizzata dei tifosi residenti nelle tre regioni per la partecipazione ad eventi e competizioni sportive che si svolgono nelle restanti regioni”. Il Cts propone la “chiusura dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, corsi professionali, master e università per anziani, ad esclusione dei medici in formazione specialistica e tirocinanti delle professioni sanitarie, salvo le attività formative svolte a distanza. Si propone che tale misura sia prorogata sino all’8 marzo” oltre alla “adozione di misure igieniche per le malattie a diffusione respiratoria” . L’uso delle mascherine, però, viene prescritto “solo se si sospetta di essere malato o si assiste persone malate”.
I VERBALI DEL PRIMO MARZO: NIENTE STRETTE DI MANO, AUMENTO POSTI TERAPIA INTENSIVA– “In apertura, il Cts esprime la raccomandazione generale che la popolazione, per tutta la durata dell’emergenza, debba evitare, nei rapporti interpersonali, strette di mano e abbracci”. Il Comitato tecnico scientifico riteneva “necessario che, nel minor tempo possibile, in strutture pubbliche e in strutture private accreditate” venisse “attivato un modello di cooperazione interregionale coordinato a livello nazionale; attivato a livello regionale, nel minor tempo possibile, un incremento delle disponibilità di posti letto” del “50 % in terapia intensiva” e del ” 100 % in reparti di pneumologia e in reparti di malattie infettive, isolati e allestiti con la dotazione necessaria per il supporto ventilatorio (inclusa la respirazione assistita) e con la possibilità di attuare quanto previsto dalle “Linee di indirizzo assistenziali del paziente critico affetto da covid-19″ emanate in data 29 febbraio 2020”. É un passaggio del verbale del 1 marzo della riunione del Cts, desecretato e pubblicato insieme ad altri 4 verbali di vertici tenuti nel pieno della pandemia. Documenti ai quali fanno riferimento tutte le decisioni prese nei Dpcm che si sono susseguiti. “L’attivazione dei posti letto – si legge ancora – dovrà garantire il controllo delle infezioni anche attraverso la rimodulazione locale delle attività ospedaliere”. “Il Cts – riporta il verbale – ritiene, inoltre, che sia necessario ridistribuire il personale sanitario destinato all’assistenza, prevedendo un percorso formativo “rapido” qualificante per il supporto respiratorio per infermieri e medici da dedicare alle aree di sub intensiva”.
I verbali del 30 marzo: validare test sierologici – In questo verbale il Comitato tecnico scientifico “ribadisce l’opportunità di validare quanto prima test sierologici basati sull’ identificazione di anticorpi neutralizzanti, funzionali sia per condurre studi di siero prevalenza impiegando, come già specificato in altre riunioni, metodi di random sampling, sia per elaborare strategie atte a identificare soggetti che, in ragione della loro sieropositività, possono essere considerati protetti dal rischio di acquisire l’infezione da Sars-CoV-2 e di trasmettere la medesima (questi soggetti potrebbero essere tra coloro identificati per una ripresa delle attività produttive del Paese)”. ”Allo scopo – si legge nel verbale del Cts – si raccomanda d’identificare un gruppo di lavoro che, lavorando anche in sinergia con quanto avviato in alcune regioni, proceda al più presto a validare questi test sierologici e la loro metodologia d’impiego, evitando ridondanze e ripetizioni d’approccio”.
Il Comitato tecnico scientifico, nel verbale della riunione del 30 marzo, rileva che “alcune raccomandazioni e o norme tecniche o circolari nonostante la emanazione e la distribuzione ai territori, non vengano prontamente recepite dal territorio mostrando la mancanza di applicazione delle decisioni assunte”. “Per tale motivo – prosegue il verbale – al fine di dare immediata ed ampia applicazione delle decisioni o delle raccomandazioni, il Cts propone al capo del dipartimento della Protezione Civile ed al ministero della Salute la eventualità di emanazione di ‘ordinanze di protezione civile’, avente maggiore forza normativa”.
I verbali del 9 aprile – Nel corso della riunione del Comitato tecnico scientifico del 9 aprile il ministro della Salute Roberto Speranza ha aperto i lavoro “condividendo con il Cts gli aspetti strategici della rimodulazione delle misure di contenimento a partire dalla data del 14 aprile per dare inizio al cosiddetto ‘Modello Italia di fase 2 per la gestione integrata dell’emergenza pandemica da SARS- Cov-2 per il ritorno nell’ordinario”. Lo si legge in un passaggio del verbale del 9 aprile. “Per la definizione di un graduale allentamento, comunque guidato dalle evidenze epidemiologiche – si legge ancora – il signor ministro della Salute evidenzia la necessità di procedere, seppur con grandissima prudenza, alla progressiva ma cauta riduzione delle misure di contenimento, pur riconfermando le misure esistenti relative agli spostamenti ed ai comportamenti individuali”.
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