Ora è davvero “emergenza internazionale di salute pubblica” . Lo ha stabilito l’ Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms): l’epidemia del nuovo coronavirus è una “un’emergenza di salute pubblica di preoccupazione internazionale”.
“La principale ragione non è quanto sta accadendo in Cina, ma quanto avviene in altri paesi”, ha detto il capo dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in una conferenza stampa a Ginevra. Il timore, ha spiegato, è che il coronavirus possa diffondersi in paesi con sistemi sanitari più deboli.
Le dichiarazioni del presidente dell’Oms arrivano da Ginevra, dove il comitato di emergenza dell’organizzazione si è riunito nuovamente ieri pomeriggio, per una nuova valutazione della situazione.
Intanto mentre in Italia e’ atteso per oggi il rimpatrio dalla Cina dei primi 68 connazionali che saranno subito messi in quarantena, e’ accertato che il virus cinese ha varcato i confini del nostro paese. Sono due cittadini provenienti da Wuhan le persone positive agli accertamenti: dopo alcune tappe per l’Italia sono arrivati nella Capitale dove ora si trovano ricoverati.
La decisione di innalzare il livello di allarme è motivata da fatto che sono stati riscontrati e confermati i primi casi di trasmissione del coronavirus fra persone all’esterno della Cina. Al momento si tratta di otto casi, avvenuti in Germania, Giappone, Vietnam e Stati Uniti. L’Oms parla di “emergenza di salute pubblica di preoccupazione internazionale” quando ci si trova di fronte a un “evento straordinario” che costituisce “un rischio per la salute pubblica per altri stati attraverso la diffusione internazionale della malattia” e che “richieda potenzialmente una risposta internazionale coordinata”.
Malgrado l’emergenza globale dichiarata, il capo dell’Oms invita ad evitare reazioni eccessive di fronte all’epidemia. “Non raccomandiamo restrizioni nei viaggi e nel commercio”, ha detto il capo dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Ci troviamo in questa situazione tutti insieme e possiamo fermarla solo tutti insieme”, ha dichiarato il capo dell’Oms, auspicando la cooperazione internazionale per sostenere i paesi in via di sviluppo di fronte all’emergenza. Servono anche la ricerca sulla diagnosi e i vaccini o altra alla revisione dei piani per la salute pubblica.
Come si arriva alla definizione “emergenza internazionale” le cui procedure sono state definite nel 2005 proprio a seguito dell’epidemia di Sars.
I CRITERI: La definizione, spiega il sito dell’Oms, implica una situazione che sia “seria, improvvisa, inusuale o inattesa”. che abbia “implicazioni per la salute pubblica al di la’ dei confini dello stato affetto” e che “richieda immediata azione internazionale”. La dichiarazione di per se’ non e’ legalmente vincolante per gli stati, ma ha lo scopo di alzare il livello di attenzione e il coordinamento internazionale. “E’ una sorta di allarme globale, spiega a Nature Lawrence Gostin della Georgetown University.
IL COMITATO: A decidere dell’eventuale dichiarazione e’ un comitato di esperti nominato dal direttore generale dell’Oms, che deve contenere almeno un membro dello stato da cui si origina l’emergenza. Nel caso del coronavirus cinese del comitato fanno parte 20 esperti, 15 come membri effettivi e 5 ‘advisors’, e il presidente e’ Didier Houssin dell’Agence Nationale de Securite’ Sanitaire, de l’alimentation, de l’environnement et du travail francese. Il comitato, oltre a decidere se un evento merita lo status di Pheic, formula le raccomandazioni per lo stato colpito e tutti gli altri, comprese eventuali restrizioni ai viaggi o ai commerci.
I PRECEDENTI: La prima dichiarazione di Pheic e’ stata fatta nel 2009 durante la pandemia di influenza ‘suina’. Nel 2014 hanno ricevuto lo status l’epidemia di polio e quella di Ebola, nel 2016 l’epidemia di Zika e nel giugno 2019 l’epidemia di Ebola in corso in Congo, dopo la scoperta di casi in Uganda. Quest’ultima insieme a quella di polio e’ l’unica emergenza ancora attiva.
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