“Roma è l’unico governo che non consente il matrimonio omosessuale e di conseguenza non dobbiamo cambiare nessun accordo”. Lo dice il rappresentante del Cremlino per i diritti all’infanzia precisando che le adozioni di bambini russi saranno consentite solo all’Italia, che non riconosce i matrimoni gay. La Russia, ha aggiunto Pavel Astakhov, non affiderà i propri bambini e orfani ai Paesi con i quali non ha accordi bilaterali in proposito, precisando che oggi la Russia ha un accordo bilaterale di adozione solo con l’Italia, mentre la Francia non ha completato le procedure di ratifica del documento: “Non è colpa nostra. Voi dovreste lavorare più attivamente se volete che l’adozione internazionale prosegua, perché la Russia ha altre priorità. La nostra priorità è dare in adozione i bambini all’interno del Paese”. A giugno la Duma ha approvato una legge che vieta l’adozione di bambini russi da parte di cittadini di Paesi in cui è consentito il matrimonio tra persone dello stesso sesso e genitori singoli. L’atteggiamento della Russia verso l’America, invece, è ben più complesso: dal primo gennaio 2013 i genitori americani sono stati banditi dalla adozione di bambini russi nell’ambito della cosiddetta legge Dima Yakovlev, varata in risposta al “Magnitsky Act” degli Usa. La controversa legge “Dima Yakovlev”, firmata un anno fa dopo settimane di tensione tra i due Paesi sul delicato tema delle adozioni, prende il nome del bambino russo morto quattro anni fa negli Stati Uniti perché dimenticato dal padre in macchina. Conosciuta anche come legge anti-Magnitsky, voluta in risposta al provvedimento preso dagli Stati Uniti per vietare l’ingresso negli Usa ad alcuni funzionari russi, presumibilmente coinvolti nella morte dell’avvocato Sergei Magnitsky. Brillante avvocato 37enne, fu arrestato per frode fiscale, rnchiuso nel carcere moscovita di Matrosskaya Tishima dove morì dopo pochi mesi in seguito alle feroci torture subite. Il caso mise in imbarazzo il governo russo, presieduto da Vladimir Putin. Il sistema giudiziario del Cremlino finora ha spedito in carcere circa 100.000 uomini d’affari, accusati di “reati economici”.
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