Papa Francesco lo ha chiesto “in ginocchio” agli uomini e alle donne della mafia. “Convertitevi, ancora c’è tempo; per non finire all inferno”. Dure le parole di Bergoglio nella chiesa di San Gregorio Settimo, a Roma, al termine della veglia di preghiera per le vittime della mafia venerdì sera, davanti ai 1900 rappresentanti delle famiglie delle vittime. “Ai grandi assenti di oggi, ma protagonisti: uomini e donne di mafia”. “Per favore cambiate vita! Questa non vi darà felicità, gioia. Potere e denaro che avete adesso da tanti affari sporchi, dai crimini mafiosi sono denaro insanguinato, potere insanguinato non potrai portarlo all’ altra vita”.
Parole dure ma pronunciate con voce sommessa, facendo appello anche ai sentimenti e ai ricordi che ciascun uomo dovrebbe mantenere nell’arco di tutta la propria vita: “Avete avuto un papà e una mamma pensate a loro e convertitevi”, ha continuato Bergoglio.
Per don Luigi Ciotti, la Chiesa finora silenziosa finalmente si muove contro la mafia: “Quanti silenzi in passato dalla Chiesa ma da oggi con Francesco cambia tutto” , perché osserva don Ciotti, “serve un impegno nuovo, La mafia è diventata una parola retorica”.
E centomila sono le persone che ieri mattina hanno sfilato per le vie di Latina – terra di mezzo fra un Sud e un Nord, molto vicina alla martoriata Campania dove da decenni le cosche gestiscono, sulla pelle dei cittadini, anche l’affaire rifiuti – per dire no alla mafia nell’ambito della “Giornata della memoria e dell’impegno” organizzata come ogni anno, dal 1996, dall’associazione Libera, fondata e diretta da don Luigi Ciotti.
Le parole di Papa Francesco hanno fatto sì che tantissime persone abbiano deciso di partecipare alla marcia. “Qui c’è un’Italia intera che si è data appuntamento”, ha detto Don Ciotti, alla testa del lungo corteo. “Siamo venuti qui per affetto, stima e riconoscenza per questo territorio, qui ci sono belle persone e belle risorse. Siamo venuti per cercare verità per don Cesare Boschin e tanti altri e per non dimenticare che le organizzazioni mafiose attraversano tutto il territorio e anche l’Agro Pontino”, ha sottolineato. Il sacerdote ha lanciato un appello a non abbassare la guardia: “Le nostre antenne di cittadini ed associazioni ci dicono che qui le mafie non sono infiltrate, sono presenti. Fanno i loro affari nel settore dell’economia e della finanza. Se fosse solo un problema di criminalità basterebbero le forze dell’ordine ma è anche un problema di case, di povertà e di politiche sociali”. Da don Ciotti è arrivata anche la richiesta che la politica decreti per legge che il 21 marzo sia la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. “Chiediamo che lo Stato riconosca questo giorno. Non ci sono più alibi”.
Le parole di Papa Francesco, scrive oggi il direttore dell’Oservatore Romano, Giovanni Maria Vian, richiamano alla memoria “l’implorazione di Paolo VI agli uomini delle Brigate Rosse per salvare Aldo Moro, il grido di Giovanni Paolo II che nella Valle dei templi ad Agrigento ricordò ai mafiosi il giudizio di Dio, e il gesto di Benedetto XVI che nel crepuscolo palermitano fece fermare il corteo di macchine per pregare in silenzio davanti alla stele di Capaci”. “Tutto questo rimarrà nella memoria – scrive Vian – E sempre resteranno vivi i nomi degli uccisi. Come il nome di Lazzaro accolto nel seno di Abramo nella parabola raccontata da Gesù nel Vangelo di Luca. Che tace invece quello del ricco negli inferi, rimasto senza nome”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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