50 fermi, più di 70 indagati e oltre 30 squadre coinvolte, quasi tutte della Lega Pro e Serie D. Questi i numeri della nuova inchiesta sul Calcioscommesse, condotta dal Servizio centrale operativo della polizia di Roma e della squadra mobile di Catanzaro, insieme alla Dia (Direzione investigativa antimafia) e Guardia di finanza.
L’accusa è di “associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva”, che secondo gli inquirenti, contava un giro internazionale di scommesse, coinvolgendo soggetti provenienti da tutto il mondo, in particolare 10 “finanziatori” da Kazakistan, Serbia, Slovenia e Russia. Nella rete degli inquirenti anche allenatori, almeno 15 giocatori, 6 presidenti di società e ben 8 dirigenti.
Si tratta, secondo il pm Elio Romano di almeno “due gruppi criminali organizzati, tra loro distinti, ma aventi un trait d’union soggettivo, dediti ad architettare frodi sportive, ‘combinando’ incontri di calcio del campionato dilettantistico e dei tornei professionistici”.
L’indagine denominata “Dirty soccer” (calcio sporco), ha preso il via dopo alcune intercettazioni che hanno portato all’arresto di Pietro Iannazzo, collegato al club calcistico Neapolis nel corso di un’operazione della polizia contro l’ndrangheta. Nelle conversazioni “captate” si fa riferimento a scommesse su incontri truccati in Lega Pro e Serie D.
“Le ramificazioni della ‘ndrangheta hanno assunto un livello esorbitante non solo nei settori classici in cui operano le cosche ma anche nel mondo dello sport”, ha affermato il direttore dello Sco Renato Cortese, che ha aggiunto: “oggi abbia mostrato la sua faccia repressiva della Polizia di Stato.
“Il rappresentante unico in Italia” dei “signori delle scommesse” che puntavano milioni di euro su partite delle quali già sapevano il risultato, incassando cifre da capogiro, sarebbe Fabio di Lauro, personaggio chiave dello scandalo.
Un “nuovo romanzo criminale”, nel quale “ci si fa beffa delle passioni di quanti seguono la propria squadra del cuore e ledono gli investimenti di denaro e speranze che impegnano le famiglie dei ragazzi che si affacciano al mondo del calcio“, continua il pm.
Tra gli arrestati spunta il nome del direttore sportivo Ercole Di Nicola, originario di Atri (Teramo), responsabile dell’area tecnica dell’Aquila calcio.
Da quanto fino emerso fino ad ora, i soggetti coinvolti “tramavano per estendere le combine al campionato di serie B e a gare più importanti”, come conferma il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo. Il dato più preoccupante è che al momento, “non ci sono elementi per dire se la combine sia andata a buon fine”.
P.M.
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