Stephen Hawking considererebbe la possibilità del suicidio assistito qualora si rendesse conto che la sua vita è divenuta un peso per gli altri. Lo ha dichiarato in una intervista a Dara O’Brian per un nuovo programma della televisione britannica BBC.
Lo scienziato britannico, fisico, matematico, cosmologo e astrofisico fra i più importanti e conosciuti del mondo, noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri e l’origine dell’universo, ha oggi 73 anni e da 52 è affetto da una malattia dei motoneuroni che lo ha condannato ad una progressiva degenerazione sempre più grave. Come ogni mente brillante, sebbene soffra molto per la propria condizione, Hawking teme di non poter più offrire il proprio contributo all’umanità. Per questo ha affermato che, qualora dovesse cominciare a sentirsi un inutile peso, non scarterebbe l’ipotesi dell’eutanasia, dal momento che, a suo avviso, “tenere in vita qualcuno contro la sua volontà è il trattamento più indegno che possa esserci”.
Colpisce il fatto che in molti definirebbero già da anni la sua condizione come una precarietà senza vie d’uscita, lesiva della dignità umana e carente ed inaccettabile in termini di qualità della vita. Eppure questa condizione non gli ha impedito di avere tre figli e una commovente storia d’amore con la prima moglie, scelta quest’ultima che non ha ostacolato i suoi studi e gli ha persino concesso di continuare a diffondere le proprie teorie e idee.
Oltre alla composizione di diverse opere di divulgazione scientifica rivolte anche al grande pubblico, di là dai suoi studi scientifici e nonostante la gravissima disabilità da cui è affetto da anni, Hawking ha partecipato per ben due volte alla realizzazione di brani negli ultimi due album dei Pink Floyd, ha ispirato film per la televisione, ha condotto un programma e realizzato diversi documentari per Discovery Channel. E ancora, ha partecipato a diverse serie televisive di grande successo, da Star Trek, a I Simpson, a The Big Bang Theory. La sua storia infine ci è divenuta ancora più nota grazie alla recente biografia cinematografica su di lui, “La teoria del tutto”, che quest’anno è valsa a Eddie Redmayne l’Oscar come miglior attore protagonista. Fisico, astrofisico, cosmologo, personaggio ironico, eclettico e affascinante, Stephen Hawking è la dimostrazione di come una mente brillante possa procedere malgrado i limiti fisici.
A dispetto delle sue parole, per quanto comprensibili, la vita di Stephen Hawking parla di tutto fuorché di eutanasia. E se, nella fatidica circostanza della grave polmonite da cui lo scienziato fu colpito nel 1985, la moglie al posto suo non avesse deciso con fermezza che quella vita valeva ancora la pena di essere vissuta, oggi non avremmo avuto le interessanti teorie e gli importanti studi che questo scienziato ha portato avanti. Oggi quella sua voce sintetizzata, nonostante gli permetta di comunicare con una velocità di non più che 10-15 parole al minuto, è nota a tutto il mondo ed è persino protetta da diritti.
Forse vale la pena riflettere più che sulle sue dichiarazioni fatte recentemente alla BBC, sulle parole con cui egli stesso è intervenuto nei due brani musicali del gruppo britannico: “All we need to do is make sure we keep talking”, ovvero “Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è assicurarci di poter continuare a parlare”. E questo è possibile solo finché c’è un alito di vita.
Vania Amitrano
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