Il caso di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano brutalmente ucciso al Cairo, potrebbe finire sul tavolo del prossimo incontro ufficiale USA-Egitto. Lo scrive oggi il New York Times, che ricorda come nei prossimi giorni siano in agenda una visita a Washington del ministro degli Esteri del Cairo, Sameh Shoukry, che incontrerà il Segretario di Stato John Kerry, e una missione al Cairo della responsabile per i Diritti umani del dipartimento di Stato USA.
“È probabile che si parli del caso”, scrive il quotidiano USA, “visto da molti come un altro segnale allarmante di abusi da parte della forze di sicurezza in un Paese dove detenzioni arbitrarie e torture stanno diventando sempre più comuni”.
Intanto l’ambasciata egiziana a Roma è tornata a promettere “la massima collaborazione ai funzionari investigativi italiani”, la task force inviata al Cairo per fare pressione agli inquirenti locali. Gli italiani – lo ha dichiarato l’ambasciatore Amr Mostafa Kamal Helmy – hanno già svolto “incontri importanti con la controparte egiziana”, sempre con l’obiettivo di “svelare la dinamica della morte dello studente italiano ed individuare e punire i reali responsabili di questo atroce crimine”.
L’ambasciatore ha risposto a distanza alla presa di posizione del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni – “Non ci accontenteremo di verità presunte”, ha dichiarato il ministro in un’intervista comparsa oggi su la Repubblica –: “Sarebbe opportuno evitare di arrivare a conclusioni affrettate relative alle indagini in corso o fare delle accuse e insinuazioni ingiustificate e senza prove”.
In Egitto si sta indagando su “tutte le relazioni della vittima, sia con egiziani che con stranieri residenti al Cairo, e i luoghi che frequentava”. Lo scrive oggi il quotidiano filogovernativo al-Ahram. La stampa egiziana si concentra sulla festa di compleanno alla quale Regeni era invitato il 25 gennaio, giorno della sua scomparsa, ma le versioni sono contraddittorie. “Si è constatato che era in una festa in compagnia di un certo numero di suoi amici”, scrive sempre al-Ahram. Ma secondo altri, gli amici avrebbero denunciato la sua scomparsa proprio perché non lo vedevano arrivare alla festa. Intanto il generale Alaa Azmy, assistente del direttore del Dipartimento generale delle indagini di Giza, avrebbe passato al setaccio gli appartamenti abitati della Città 6 ottobre, il vasto sobborgo del Cairo dov’è stato ritrovato il corpo di Regeni.
Intanto, ieri sera il corpo di Regeni è stato sottoposto a una seconda autopsia – dopo la prima al Cairo – nell’Istituto di Medicina legale dell’università “Sapienza” di Roma. Il referto riporta i segni di un violento pestaggio e numerose abrasioni e fratture in varie parti del corpo. La causa diretta della morte dello studente è un trauma che ha provocato la frattura delle prime vertebre cervicali, probabilmente provocato da una torsione forzata del collo da parte di una persona che gli stava di fronte. Sul corpo non si sono riscontrati segni di abusi o violenze sessuali.
Il PM Sergio Colaiocco, che coordina le indagini da parte della Procura di Roma – si indaga contro ignoti per omicidio volontario –, ha sentito ieri i genitori di Giulio Regeni e alcuni suoi amici. Dai colloqui è emerso che il ricercatore sapeva di trovarsi in un ambiente difficile dal punto di vista politico, soprattutto in vista dell’anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir; ma nelle sue conversazioni con i familiari non aveva mai fatto riferimento a rischi per la propria incolumità.
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