Sono oltre 65 milioni, più dell’intera popolazione italiana, i profughi che nel 2015 hanno lasciato la loro terra soprattutto per “l’impatto devastante di guerre e persecuzioni”, ma anche per sfuggire alla povertà e cercare una vita migliore. A lanciare l’allarme, nella Giornata mondiale Onu dedicata ai rifugiati, è il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.
“Il vertice di alto livello in programma per il 19 settembre all’Onu offrirà un’occasione storica per concordare un patto globale e un impegno ad una azione collettiva” ha affermato il leader del Palazzo di vetro.
I numeri. Nel 2014 erano 59, 5 milioni. Ma nell’anno appena trascorso il numero di profughi non ha accennato a diminuire, anzi, ha raggiunto il record storico: 65,3 milioni di migranti nel 2015. Lo rileva il nuovo rapporto dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), presentato questa mattina a Firenze. Di questi, una fetta considerevole, ben 40,8 milioni, sono stati costretti ad abbandonare le loro case ma non hanno lasciato il Paese d’origine. Altri (circa 3,2 milioni) risiedono in Paesi industrializzati, compreso il nostro, ed aspettano il parere del Governo sulla loro richiesta d’asilo, mentre solo lo scorso anno, nel Mediterraneo hanno perso la vita migliaia di profughi diretti verso l’Europa.
Mentre in molti Paesi si sono registrate “straordinarie manifestazioni di solidarietà” ha sottolineato Ban, “L’aumento della xenofobia e delle restrizioni in materia di accesso all’asilo sono diventati sempre più visibili in alcune regioni, dove lo spirito di condivisione delle responsabilità è stato sostituito dall’intolleranza”.
Le politiche. “Uno spaventoso numero di migranti muore ogni anno nei mari, mentre via terra chi scappa dalle guerre trova la strada sbarrata da confini chiusi – ha affermato Filippo Grandi, Alto Commissario Onu per i rifugiati da gennaio 2016 -. “In certi Paesi la politica sta agendo contro di loro. La volontà delle nazioni di lavorare insieme non solo per i rifugiati, bensì per l’interesse collettivo dell’umanità, è ciò che stiamo testando oggi, ed è questo spirito d’unità che dovrà decisamente prevalere”.
“Questa Giornata e’ il momento per fare il punto dell’impatto devastante di guerre e persecuzioni, ma anche per rendere omaggio alle comunità e agli Stati che ricevono e ospitano i profughi”, ha infatti aggiunto il segretario generale Onu.
Tra le zone con maggior numero di migranti in uscita si conferma ovviamente la Siria, con 4,9 milioni di persone in fuga. Segue l’Afghanistan con 2,7 milioni e la Somalia (1,1 milioni), a causa della guerra civile che continua dal 1991. Per quanto riguarda chi è restato all’interno dei propri confini nazionali, seppur in condizioni di assoluta precarietà, al primo posto troviamo la Colombia con 6,9 milioni di persone che sono stati costretti a lasciare le proprie case. Subito dopo ancora la Siria con 6,6 milioni e l’Iraq (4,4 milioni).
Una nuova emergenza si registra invece in Yemen, dove, a causa del conflitto tra la coalizione guidata dall’Arabia Saudita e i ribelli houthi, si sono registrati nel 2015 ben 2,5 milioni di rifugiati (il 9% della popolazione yemenita). Chi è costretto alla fuga cerca di andare in Germania, negli Stati Uniti, ma anche in Svezia o in Russia.
A fare le spese dei perenni conflitti, ovviamente donne e bambini. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato, durante l’assemblea generale di fine maggio a Ginevra, che “nei Paesi in crisi il rischio di mortalità materna è di 1 a 54, rispetto a 1 su 4.000 negli Stati in situazione di pace”.
Gli eventi. Molti gli eventi della campagna #WithRefugees lanciata dall’Unhcr fino al 19 settembre, compreso anche un concerto gratuito, sempre a Firenze, che si terrà alle 17.30 alla Visarno Arena. Tra le tante band italiane, anche i Marlene Kuntz e Tre Allegri Ragazzi Morti.
Intanto, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella intervenuto al Centro Astalli (Servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia) ha affermato che”I rifugiati arricchiscono il nostro Paese: l’Italia soffre di un tasso di demografia basso e l’arrivo di giovani di talento e capacità, se ben governato, la arricchisce”.
“L’Italia è da tempo impegnata in prima linea, determinata a continuare a fornire un contributo convinto e costruttivo, su molteplici fronti, richiedendo con forza un impegno autenticamente corale da parte della comunità internazionale, a partire dall’Unione europea”, ha sottolineato Mattarella in una nota inviata al delegato Unhcr per il Sud Europa, Stephane Jaquemet.
P.M.
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