Vincerà la paura e raccoglieranno consensi a mani basse solo coloro che sul problema della sicurezza non hanno mai avuto dubbi o ripensamenti di sorta rispetto alla gravità del fenomeno clandestini e controllo della criminalità. Avere ancora incertezze su chi vincerà, di poco, bene o male, le prossime elezioni politiche, non ha più senso. Vediamo perchè, alla luce di un dato fondamentale di cui molti sono al corrente ma di cui in pochi parlano. Gli umori e gli orientamenti su questo delicato problema, difficilmente però potranno cambiare.
Un sondaggio riservato fatto proprio dal ministero degli Interni dice che nelle cabine elettorali, insieme ai cittadini votanti, ci sarà un convitato di pietra, la deriva sociale del paese e dei governi che per troppo tempo hanno voltato lo sguardo rispetto al dramma dell’immigrazione selvaggia e della crescita costante ed indisturbata della criminalità organizzata. Il settanta per cento di chi esprimerà il voto lo farà, secondo questo sondagggio, guardando a cosa succede sotto casa, fuori della porta. Voterà pensando a cosa è stato o non è stato fatto in materia di sicurezza e controllo. Si voterà a favore o contro chi, dell’ordine pubblico non ne ha fatto una questione prioritaria ignorando quanto accade sul terrritorio nazionale anche per tramite delle mafie di importazione: cinese, albanese, rumena o nigeriana, buon ultima ma non per questo meno pericolosa, le cui fila sono costantenente ingrossate dal fiume disperato ed in piena di quanti attraversano il Mediterraneo per venire in Italia a cercare un futuro.
I fatti di Macerata con i loro strascichi politici che hanno messo di fronte e contro, le pistolettate sovraniste di un esaltato con l’aggressività di un antifascismo di ritorno, la dicono lunga su cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi anni. Vista la sorte del carabiniere aggredito e ferito a Piacenza, fattaccio che rimanda a ricordi ed immagini del movimento del 68 o a quello del 1977 non c’è da farsi illusioni. Con la piccola differenza che allora c’era un Paese che affrontava una marea di problemi, economici, sociali e culturali legati ai cambiamenti che stavano maturando nella società civile non solo italiana, mentre oggi si presenta un quadro profondamente diverso.
Pensare di tenere unito questo tessuto liso e debole con la toppa dell’antifascismo è quanto di più perdente si possa immaginare. Non bisogna dimenticare che i fermenti sociali e politici degli anni settanta e ottanta portarono al terrorismo e ad una scia di sangue lunga quindici dolorosi anni, con strascichi e ferite non ancora rimarginate. Agitare quei fantasmi del passato in nome dell’antirazzismo, anche semplicemente evocandoli come fanno, con stupidi distinguo, dal Pd di Renzi all’estrema sinistra che strizza l’occhio ai centri sociali, ovvero a chi dell’antifascismo militante ne fa una ragione di vita, esalta il gioco oggettivo di chi sul problema sicurezza ha fatto perno e traino per la prossima consultazione. Una scelta strategica, che alla fine potrebbe rivelarsi come una risposta vincente per chi chiede di invertire la marcia rispetto a lassismo, superficialità o complicità con chi, questi problemi li ha aggravati senza mai offrire valide e credibili vie d’uscita. A destra come a sinistra.
Ma veniamo al parterre di quanti, sull’opzione sicurezza, immigrazione illegale e gestione dell’ordine pubblico intendono, nell’ambito del centrodestra, giocarsi il prossimo appuntamento elettorale. Intanto bisogna dire che non convince più il capo di Forza Italia Silvio Berlusconi. In vista di possibili larghe intese (possibilmente con Matteo Renzi ridimensionato a livello parlamentare) l’ex Cavaliere sulla questione della lotta all’immigrazione selvaggia si sta sempre più defilando. I suoi appelli generici e senza anima cadono nel vuoto perchè per colpa di un grave e freddo calcolo di oppportunità politica, non raggiunge più il cuore della gente che si sente sempre più assediata da immigrazione fuori controllo e delinquenza scatenata. Non aver colto la portata storica di questa emergenza lo mette fuori gioco. E questo, oggi, è sotto gli occhi di tutti.
Pensare poi, e qui non c’è nulla di scontato, che all’interno dello schieramento di centro destra, Berlusconi, in caso di vittoria possa guidare dall’esterno addirittura le sorti di Palazzo Chigi, magari attraverso il parto di un modestissimo clone come Antonio Tajani, è roba da neofiti sprovveduti. La gente è pronta a mobilitarsi ma voterà solo chi sulla questione sicurezza ha tirato dritto senza tentennamenti, Matteo Salvini appunto. Chi resta invece in un ruolo marginale è Fratelli d’Italia che il 4 marzo sconterà, da parte sua, il mancato controllo del territorio soprattutto al Nord dove verrà relegato in un ruolo più marginale rispetto ai Verdi della Lega, che gli ultimi sondaggi danno in forte crescita anche nel centro sud.
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