Lei c’è sempre stata. Gli altri, in tanti, un pò meno. Ma alla fine, il coraggio di andare fino in fondo ed arrivare nell’aula di tribunale per denunciare lo sfascio di Ostia ed il ruolo dei delinquenti, che sarebbe più giusto chiamare mafiosi, che la tengono in scacco da decenni, ha finalmente visto la luce. Brava Federica. A sostenerla a piazzale Clodio oggi c’erano, insieme a tanti semplici cittadini, i resti malconci di quello che una volta era un sindacato rispettabile (Fnsi, Asr, ma anche Ordine nazionale dei giornalisti) sempre meno impegnato in difesa delle regole della convivenza civile e della democrazia. Ma stamattina la voglia di riscatto ha preso il cuore di molti.
Però va detto con chiarezza che a salvare la faccia dei tanti distratti, per molti anni, insieme a pochi altri, c’era stata solo e sontanto lei: Federica Angeli, cronista di Repubblica, brava e determinata giornalista, madre di tre bambini, da cinque anni sotto scorta e blindata in casa e fuori per aver denunciato in tempi non sospetti il clan Spada di Ostia e la loro realtà fatta di spaccio di stupefacenti, minacce, ricatti, rapine, estorsioni, prevaricazioni.
A sostituire uno Stato assente ed una politica locale corrotta e complice, a partire dal 2013 ci aveva pensato lei, con una determinazione che nel tempo ha fatto giustizia di intimidazioni e minacce che si sono infrante miseramente di fronte alla volontà di andare avanti per rendere l’onore ad una città di 250 mila abitanti ostaggio del malaffare.
Federica, che conosco personalmente per averci lavorato insieme, e che ricordo sempre per quel sorriso dolce e disarmante ha vinto la sua personale battaglia ridando dignità ad un Paese stanco e sfiduciato che non crede più nei piccoli eroi che alla fine riescono a battere indifferenza e connivenza, menefreghismo e disimpegno, vigliaccheria ed opportunismo.
Federica Angeli, in servizio alla redazione romana di Repubblica, ha subito due minacce di morte: una il 23 maggio 2013, a Ostia, mentre raccoglieva informazioni per il suo giornale. La cronista stava svolgendo un’inchiesta sul racket degli stabilimenti balneari (l’inchiesta è stata poi pubblicata su Repubblica.it il 28 giugno). Ma questo non è l’unico motivo che costringe Federica a condurre una vita blindata. La notte del 15 luglio, infatti, fu casualmente testimone oculare di uno scontro a fuoco nel quale furono coinvolti personaggi dello stesso ambiente del racket. Interrogata dai Carabinieri, Federica raccontò ciò che aveva visto e, da quel giorno, le intimidazioni e le minacce si fecero più gravi, tanto da deliberare di affidarla ad un servizio di scorta h 24 . Con le sue inchieste, con quella testimonianza Federica aveva messo il dito nella piaga malavitosa del litorale romano.
Oggi la Angeli, prima di entrare questa mattina nella Cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, per testimoniare nel processo che la vede parte lesa per le intimidazioni ricevute da Armando Spada, cugino di Roberto, noto alle cronache per aver picchiato un cronista della Rai, ha dichiarato : “Ho pagato con la libertà personale, ma credo sia servito a qualcosa: anche grazie alle mie denunce oggi si conosce la realtà di Ostia e quindi lo rifarei senza dubbio”.
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