Niente pesce d’aprile per i robot, non sanno fare battute. Per ora i tentativi dell’ intelligenza artificiale (AI), di farci ridere fanno realmente ridere, ma per un motivo diverso da quello primario: sono così surreali e distanti dal nostro modo di pensare, da risultare comici. Insomma, l’AI in grado di progettare sistemi che permettono di dotare macchine di caratteristiche che vengono considerate tipicamente umane, può sostituirci in diversi lavori della vita quotidiana, ma non è in grado di far divertire.
Qualche esempio? “Se strappi un rotolo di carta igienica, lascia però un biglietto di riscatto”, oppure “Metti del colorante alimentare nella cassetta delle lettere”. Sono queste alcune delle frasi che è riuscita ad estrapolare la ricercatrice del Colorado, Janelle Shane, esperta di interazioni comiche con le reti neurali (in pratica allena il loro senso dell’umorismo: potete leggere dei suoi tentativi – in inglese – sul blog http://aiweirdness.com/) quando ha chiesto a un’intelligenza artificiale di inventare qualche nuovo scherzo. Dal risultato è evidente quanto affermato prima: il senso dell’umorismo è una capacità complessa, sulla quale c’è ancora da lavorare.
In occasione dell’1 aprile, il sito Techxplore.com fa il punto sulle ricerche che stanno cercando di dare ai robot la capacità di fare battute umoristiche perché questa abilità può migliorare l’interazione fra uomini e macchine, nonché aiutare a mettere a punto traduttori automatici di lingue più efficaci degli attuali.
“Alcuni computer possono comprendere la forma di umorismo più semplice, rappresentata dai giochi di parole che sono basati su parole dal significato diverso ma dal suono simile, ma si fermano a quello”, ha detto Julia Rayz, dell’americana Purdue University Julia Rayz che da 15 anni lavora a ricerche di questo tipo. Gli assistenti intelligenti come quelli degli smartphone, ad esempio, possono raccontare barzellette estratte da un database umoristico, ma non le capiscono.
Heather Knight della Oregon State University, invece, sta cercando di insegnare al robot ‘attore’ Ginger il senso della battuta. Quando recita “Il mercante di Venezia” di Shakespeare, interpretando il ruolo del ricco ebreo Shylock, cerca di sorprendere il pubblico con la battuta “Se pungete la mia batteria non sanguino liquido alcalino?” (al posto di “Se ci pungete, non facciamo sangue?), ma ha ancora molta strada da fare.
Anche Ibm ha tentato un esperimento simile con il robot che sa affrontare i dibattiti, Project Debater. Gli ingegneri hanno cercato di renderlo umoristico, ma nelle sperimentazioni, ha fatto battute al momento sbagliato o nel modo sbagliato. Questo perché, secondo il responsabile scientifico del progetto, Noam Slonim, “l’umorismo dipende soprattutto dalle sfumature di linguaggio che sono molto difficili da decifrare per un sistema automatico”.
La più preziosa risorsa del pianeta, l’intelligenza dell’uomo, sia intellettuale che emotiva, rimane dunque risorsa unica, singolare caratteristica dell’appartenenza soltanto a chi la possiede. Con una caratteristica che la rende ancora di più speciale: è alimentabile all’infinito attraverso il nutrimento dell’educazione. Educazione del cervello ed educazione del cuore, della mente e delle emozioni.
A.B.
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