“Mi scuso per avere perso la calma”. Alla fine ce l’ha fatta, ma per farlo Ignazio Marino ha dovuto pensarci su due giorni interi – o, piu probabilmente essere stato persuaso dai suoi consiglieri – mettere da parte il suo orgoglio e ha in un certo senso presentato le scuse pretese dalla signora romana che domenica scorsa durante la cerimonia di commemorazione a San Lorenzo aveva offeso con la frase”connetta i due neuroni che ha”.
Insomma, per chiudere la partita, pena la minaccia di querela da parte di Lucia Rinaldi, il primo cittadino di Roma ha scritto ieri sera su Facebook:
“E’ vero, non avrei dovuto lasciarmi andare a quel commento. Sono molto sensibile quando si parla di vittime della seconda guerra mondiale. Parlavo di mio padre, deportato in un campo di concentramento Polonia, che raramente ricordo in pubblico. Ma sentire urlare durante un momento di ricordo delle vittime dei bombardamenti mi ha fatto innervosire. Mi scuso per aver perso la calma”.
Un “mi scuso” rivolto un po’ a tutti, più che mirato. Una excusatio non petita: “Parlavo di mio padre…” eccetera. Marino troppo facilmente dimentica di essere a capo di una istituzione importante come Roma Capitale. Lo dimentica infatti quando appresa la sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia a riconoscere le unioni civili tra persone dello stesso sesso, si schiera dalla parte dell’Europa e attraverso l’assessore alle Pari Opportunità Alessandra Cattoi chiede al Parlamento italiano l’approvazione di una legge nazionale che regoli le unioni tra omosessuali (a Roma, la cui Assemblea capitolina ha approvato il registro delle unioni civili lo scorso 28 gennaio, sono 114 le coppie che hanno proceduto alla trascrizione. Sono invece 107 quelle il cui iter burocratico è terminato e sono ora in attesa dell’appuntamento; 11 le coppie la cui richiesta e’ in fase di valutazione). Lo dimentica quando si ferma a parlare di trapianti, e’ successo nella stessa giornata delle ‘scuse’ su Fb, e cita il numero di quellu illegali in mondo:”Diecimila, un crimine contro l’umanità”, prendendo nostalgicamente, in rcordo del suo passato da chirurgo, i dati dell’Oms e sciorinandoli in Vaticano a #MayorsCare, uno dei seminari organizzati dalla Pontificia Accademia delle Scienze sociali e dedicati ai cambiamenti climatici e le moderne forme di schiavitù.
E mentre il Sindaco si dilunga ed illustra, mentre stringe le mani di altri sindaci – ancora ieri, quella di Manuela Carmena Castrillo, primo cittadino di Madrid, che ha chiesto un incontro bilaterale con “l’obiettivo di comprendere quali sono le difficoltà e le sfide che abbiamo dovuto affrontare dall’inizio del mio governo a Roma“- un altro campo rom va a fuoco. Tre giorni fa quello di via di Salone, zona Casilina; ieri La Barbuta, vicino l’aeroporto di Ciampino, dove la colonna di fumo che si e’ sollevata ha messo a grave rischio per l’intera giornata il traffico aereo sul secondo scalo aereo romano. Sono incendi procurati dagli stessi inquilini dei campi che bruciano cumuli di rifiuti provenienti da smaltimenti illeciti e poi le fiamme vanno fuori controllo. A fuoco plastica, pneumatici, batterie e rifiuti speciali. Tutto materiale altamente inquinante che rilascia nell’aria sostanze tossiche come la diossina. Ma per questi fatti, da parte del sindaco Marino neanche un cenno di preoccupazione per la salute dei romani, ne’ tantomeno, una parola di scuse ai suoi concittadini che sono stanchi di trovarsi all’alba di ogni nuovo giorno a dover combattere in una citta’ sempre più sporca, sempre più invivibile.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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