Ultimata la messa in sicurezza del confine, la polizia ungherese ha iniziato già dalla mezzanotte ad arrestare i primi migranti alla frontiera con la Serbia. Ne ha dato notizia la tv pubblica M1, citata dai media serbi, sottolineando che si tratta del primo gruppo, 16 persone in tutto, cui sono state applicate la nuova norme sull’immigrazione. L’arresto è avvenuto alla frontiera fra Horgos (Serbia) e Roeszke(Ungheria).
La polizia a cavallo ungherese sorveglia tratti del confine con la Serbia (175 chilometri) che dalla mezzanotte di ieri è completamente ‘sigillato’ per evitare l’ingresso nel Paese di migranti illegali. In base alla nuova normativa sui migranti, l’ingresso illegale in Ungheria è considerato da oggi un reato punibile con l’espulsione o la condanna fino a tre anni di carcere.
Dopo la Germania, l’Austria e la Slovacchia, anche l’Olanda annuncia il ripristino del controllo alle sue frontiere nelle prossime ore di fronte all’ondata di migranti e di profughi. Lo ha annunciato il ministro della Sicurezza e Giustizia Klaas Dijkhoff secondo quanto riferiscono i media olandesi.
L’emergenza profughi continua a dividere l’Europa che alla riunione straordinaria dei ministri dell’interno Ue, ieri a Bruxelles, è riuscita a trovare un’intesa solo a metà: sulla proposta di dividere in quote i 120 mila richiedenti asilo nido, infatti, si sono tirati fuori i Paesi dell’Est. Soprattutto Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania si sono rivelate assolutamente inflessibili, chiedendo di esplicitare la «volontarietà» della ridistribuzione come condizioni per dire sì alla cifra, punto inaccettabile per molti. L’Ungheria ha anche insistito nel voler essere cancellata dalla lista dei Paesi beneficiari dei ricollocamenti. La presidenza lussemburghese della Ue ha dovuto abbandonare il testo di conclusioni del Consiglio, ricorrendo a una «dichiarazione della presidenza», formula che si utilizza quando non si è trovato consenso tra tutti gli stati membri. «Posso assicurarvi – ha detto il ministro degli Affari europei del Lussemburgo, Jean Asselborn – che c’è una vastissima maggioranza di Stati che sostiene la cifra dei 120.000». Nella dichiarazione non si danno però dettagli sulla ridistribuzione, né se sarà obbligatoria, limitandosi a spiegare che le quote nazionali previste dalla Commissione saranno «base di un accordo per la ridistribuzione all’interno dell’Ue». Inoltre non vengono citati i paesi da cui saranno spostati questi 120.000, visto che l’Ungheria non vuole figurare tra i beneficiari (ci saranno però sicuramente Italia e Grecia). A questo punto – fatta salva la decisione di dare il via libera all’avvio della ‘fase 2’ della missione navale EuNavFor Med, che prevede l’uso della fora contro gli scafisti nel Mediterraneo – gli occhi sono rivolti alla riunione formale dei ministri dell’Interno dell’8 ottobre, in cui – per la prima volta nella storia Ue – è possibile un voto a maggioranza qualificata in materia di immigrazione.
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