Dal Fantacalcio al Fantabot passando per la Fantafinanza, ovvero su quella fantasia creativa in materia di conti, bilanci e numeri sulla quale l’ex ministro del Tesoro Tremonti cercò di costruire (durante la sua esperienza di lavoro con Berlusconi), anche un futuro politico, il passo è decisamente breve. E come il più delle volte accade se sono taroccati i giochi che ruotano intorno al mondo del pallone spesso taroccatissimi sono le manovre che si muovono intorno al mondo della finanza, pubblica o privata che sia. I risparmiatori italiani ne sanno qualcosa. Basta andare con la memoria ai crac bancari degli ultimi anni. Considerate queste premesse riesce difficile comprendere le motivazioni che avrebbero spinto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti a lanciare l’idea di emissioni di titoli pubblici, senza scadenza e senza interessi, i minibot, appunto, con i quali lo Stato tramite il Tesoro e Banca d’Italia vorrebbe immettere sul mercato nuova moneta, di fatto aumentando il circolante e scaricando inevitabilmente questa scelta sul disavanzo pubblico. In verità quando è cominciata a circolare questa ipotesi sono inorriditi in tanti. Banca d’Italia ha gridato al golpe, l’opposizione si è scatenata. Lo stesso ministro Tria ha preso le distanze dall’iniziativa. Ma il peggio si è avuto con le reazioni di Confindustria decisamente contraria a questo tipo di iniziative che rimandano alla crisi degli spiccioli negli anni ottanta quando le banche con il tacito assenso di Palazzo Koch inondarono il Paese di autentica carta straccia, i famosi miniassegni tanto illegittimi quanto truffaldini.
Ma ora la cosa è più seria e Confindustria lo ha capito perfettamente tanto che le imprese italiane, guardando ai mercati tremano alla sola idea di prendere pezzi di carta invece di soldi dallo Stato.
Andiamo per ordine. I Mini-Bot sono assimilabili ai Bot, titoli di Stato di piccolo taglio equivalenti a 5,10,20,50 e 100 euro. Stampati sarebbero simili a banconote, prive di tasso di interesse e senza scadenza. Lo Stato emettendo questi Mini –Bot pagherebbe le imprese italiane che vantano dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione e salderebbe le fatture delle imprese per servizi o commesse tra Stato e privati. Giancarlo Giorgetti, promotore di questa idea bislacca, facendo sorriso a cattivo gioco ha spiegato di fronte a tante contestazioni che la proposta era stata avanzata per accelerare i pagamenti da parte dello Stato anche se “ la strada maestra resta quella della crescita”. Già la crescita. Ma per tornare a crescere, ricorda Confindustria, dobbiamo avere coraggio e investire, aiutando le imprese con soldi, pochi maledetti e subito si usa dire tra imprenditori, ma soldi e titoli di credito legittimi e negoziabili. E meno male che il Presidente della Bce Mario Draghi giovedì scorso era stato chiaro: i mini- Bot ” o sono un’altra moneta e quindi illegali o sono altro debito”. Categorico ed esaustivo il suo commento, così come il Governatore della Banca d’Italia Visco, il Presidente di Confindustria Boccia che si associano al no deciso e ribadiscono il rischio dell’aumento del debito. A tale proposito è intervenuto anche l’imprenditore Marco Gay, ex di Confindustria Giovani, oggi amministratore delegato della Digital Magics, incubatore di start up innovative e tecnologiche, intervistato sull’ argomento ha dichiarato: ” Le sembra normale, che si voglia approfittare di una categoria cruciale come l’impresa italiana, l’unica che consentirebbe lo sviluppo del Paese, dandogli pezzi di carta? Gli imprenditori pagano stipendi in euro, comprano materie prima in euro, fanno investimenti in euro, perché non pensano di pagare gli stipendi dei parlamentari con mini- Bot?” Ingannare il mercato è impossibile, i problemi dell’Italia devono avere delle soluzioni, pensiamo all’ enormità del debito pubblico, una burocrazia asfissiante, ai tempi lunghissimi della giustizia, alle infrastrutture che mancano, e rischiamo con i mini- Bot di subire anche una svalutazione, perché il paese è l’espressione di una scarsa credibilità. Intanto venerdi Banca D’Italia ha tagliato le stime del Pil nazionale per gli 2019/2021: l’aumento sarà dello 0,3% nel 2019, 0,7% nel 2020, 0.9% nel 2021. Questi numeri rendono le trattive con Bruxelles ancora più difficili, ma dobbiamo evitare l’apertura di una procedura di infrazione per non aver ridotto il debito pubblico. I tecnici del Tesoro si metteranno al lavoro già da martedì prossimo a Bruxelles dove si riunirà il Comitato dei Direttori economici dei 28 Stati membri, intanto il Ministro Tria vola in Giappone dove incontrerà i colleghi del G20 finanziario.
B.R.
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