Dovrebbe finalmente avere un nome e un volto il mostro che il 24 giugno del 2014 buttò giù da un balcone al sesto piano di una palazzina a Caivano, in provincia di Napoli, la piccola Fortuna Loffredo. L’autopsia stabilì in seguito che la piccola, ‘Chicca’ per tutti, aveva subito abusi sessuali.
Questa mattina è stato arrestato Raimondo Caputo, compagno della vicina di casa della bimba che all’epoca dei fatti aveva 6 anni. La donna era la mamma del piccolo Antonio che morì in circostanze sospette, nonché simili a quelle di Fortuna, un anno prima. A confermare l’arresto dell’uomo, eseguito dai carabinieri della Compagnia di Casoria, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip su richiesta della Procura di Napoli, il legale della famiglia Loffredo, Angelo Pisani.
L’uomo arrestato oggi per l’omicidio di Fortuna Loffredo era già in carcere insieme alla compagna da novembre 2015. I due, allora, furono fermati con l’accusa di violenza sessuale sulla figlia di tre anni. La donna di 26 anni era madre di un altro bambino di 3 anni morto il 28 aprile 2013 precipitando dal balcone dello stesso palazzo del parco Verde di Caivano (Napoli) in cui morì un anno dopo Fortuna Loffredo.
Chicca abitava all’isolato 3 di Parco Verde, a Caivano, una decina di km da Napoli. Lei e la madre (il padre, Pietro, è in galera, 11 anni) s’erano trasferite da poco lì, a casa dei nonni, al sesto, quando quella mattina del 24 giugno dell’anno scorso è stata ritrovata agonizzante sull’asfalto davanti al portone del palazzo, presumibilmente gettata giù da un balcone o da una finestra: non si sa. L’autopsia stabilì che recava segni di violenza carnale, risalente ad almeno un mese prima. . Erano le 11.30: Chicca disse alla mamma che saliva dall’amica Doriana, al settimo. Marianna, la madre di Doriana, disse ai carabinieri che la figlia le stava dando una mano a lavare i pavimenti e che non aveva voglia, comunque, di giocare con Chicca. Mezzogiorno si avvicinava, le lancette correvano. Chicca se ne andò. Qualche minuto dopo, lo schianto.
Per le indagini si parte dal palazzo dove abitava, insieme ad altre 31 famiglie. Tra questa: alcolizzati, persone con disturbi mentali, pregiudicati per pedofilia, madri che si prostituiscono in casa per dieci euro e tossicodipendenti. Famiglie sfasciate, figli di padri diversi. Intorno all’isolato 3, come attorno a tutti gli altri, ruotano spacciatori di tutti. E la camorra.
Trentadue famiglie asserrate all’interno di una costruzione popolare malandata, di cemento sbrecciato, col ferro arrugginito e le lampade spaccate. Parco Verde nasce negli anni ’80: progetti faraonici di piscine e giochi immersi nel verd, in realtà niente di tutto questo per le 6.000 persone che vi vivono, di cui quasi 1.200 bambini. Un inferno, nel quale Antonio prima e Floriana/Chicca l’anno dopo, hanno trovato la morte. Entrambi ‘volati’ giù dalle finestre dello stesso palazzo. Una coincidenza? Difficile come ipotesi se si considerano le similitudini: ad entrambi mancava una scarpina, mai ritrovata. Storie di abusi, violenze e omertà. Questo sì. Dove, come ha dichiarato oggi il parroco di Caivano, Don Maurizio Patriciello, si è commesso “il peccato più orribile che si possa immaginare. Ho ripetuto mille volte, dall’altare e in privato: chi sa, parli. Mi auguro che la verità possa finalmente segnare un momento di rinascita per la gente del parco Verde, realtà segnata da estrema povertà ma dove vivono persone perbene, ingiustamente colpite da sospetti generalizzati”.
La verità ricostruita dalla Procura di Napoli Nord, che per quasi due anni si è scontrata con un muro di omertà che ha protetto dall’interno dello stabile il 44enne Caputo, compagno della vicina di casa della piccola vittima. dice che la bimba è stata gettata dall’ottavo piano dal presunto “orco” che abusava da tempo di lei, perché si era rifiutata di subire l’ennesima violenza.
A.B.
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