Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato il ritiro della “maggior parte” delle forze dalla Siria. La decisione è stata presa per facilitare i negoziati di pace ripresi oggi a Ginevra tra il governo di Bashar al-Assad, sostenuto da Mosca, e i suoi oppositori.
Non si tratta di un ritiro totale: come ha spiegato il viceministro della Difesa, Nikolaj Pankov, all’agenzia TASS, “è ancora presto per parlare di vittoria sul terrorismo”. Il contingente schierato in Siria è stato soltanto ridotto, e i raid contro terroristi veri o presunti continueranno. D’altra parte, l’accordo per il cessate il fuoco raggiunto con le altre parti internazionali esclude in modo esplicito le formazioni terroristiche riconosciute dall’ONU, come l’ISIS o Jabhat al-Nusra.
In ogni caso, come ha detto Putin alle agenzie russe, “gli obiettivi sono stati raggiunti”. I raid dell’aviazione di Mosca hanno “creato le condizioni per far iniziare il processo di pace”, e il ritiro, seppure parziale, è “una buona motivazione per dare inizio ai negoziati politici tra le forze del paese”. Assad, continua Putin, gli avrebbe assicurato di essere “pronto” a iniziare il dialogo con l’opposizione “prima possibile”. Il presidente russo ha affermato di aver preso la decisione in assoluta autonomia, anche se ha confermato di aver sentito al telefono ieri sera il presidente USA Barack Obama.
Le vere intenzioni di Putin e le vere motivazioni del gesto restano aperte a varie interpretazioni. A prima vista, il ritiro sembra indebolire le posizioni russe al tavolo delle trattative.
“Sentire un annuncio è una cosa, vederlo applicato sul terreno è un’altra”, ha detto ad al-Jazeera Salim al-Muslet, dell’Alto comitato per i negoziati, una delle sigle che rappresentano gli oppositori al regime di Assad. Ma gli aerei russi hanno già iniziato ad abbandonare la base di Hmeimin, alla periferia di Latakia. L’aeroporto militare d’altronde continua a funzionare, così come le difese missilistiche affidate al sofisticato sistema S-400 e la base navale di Tartus.
Intanto in Svizzera i rappresentanti del regime e delle opposizioni si sono incontrati di nuovo con Staffan de Mistura, l’inviato speciale dell’ONU. Secondo Bashar al-Jaafari, rappresentante del regime siriano al Palazzo di vetro, i colloqui sono stati “positivi e costruttivi”. Nei giorni scorsi de Mistura ha fatto presente che se fallisce anche questa tornata di negoziati non c’è “alcun piano B”.
F.M.R.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy