Giovedì 28 novembre, al teatro Argentina di Roma, Fulvio Abbate presenta “Il teatro degli oggetti”, con cose animate dalla voce al posto degli attori.
Un racconto della storia del mondo attraverso gli oggetti. Mostrare le cose, nella convinzione che perfino il più inoffensivo souvenir custodisca un messaggio – uno spunto, una scintilla, una dinamo – narrativo, forse perfino magico. È questo il Teatro degli oggetti, che lo scrittore Fulvio Abbate mette in scena giovedì 28 novembre alle 21 al Teatro Argentina di Roma. Accompagnamento musicale di Désirée Infascelli alla fisarmonica.
Gli attori sono le cose, senza un rigido testo drammaturgico di riferimento; le cose nella loro suggestione immediata, nel loro carico di memoria o di straniamento. Gli oggetti offerti all’attenzione altrui dal narratore e così commentati in una sequenza che, per accumulazione, crea una sorta di romanzo visivo delle cose. Come il gioco da tavolo che Groucho Marx realizzò per il canale televisivo Nbc negli anni Cinquanta, l’omino del detersivo che fumava miracolosamente le sue sigarette, l’ippodromo meccanico con i suoi cavalli di bachelite, l’immagine votiva della santa dei poveri del Perù che rende invisibili i ladri, il gagliardetto del Rotary Club di Hiroshima, la banconota emessa dagli anarchici spagnoli nel 1936, il temperamatite a forma di John Fitzerald Kennedy, e tanti altri ancora.
Fulvio Abbate è nato a Palermo nel 1956, e vive a Roma. Scrittore, ha pubblicato i romanzi “Zero maggio a Palermo” (1990), “Oggi è un secolo” (1992), “Dopo l’estate” (1995), “La peste bis” (1997), “Teledurruti” (2002), “Quando è la rivoluzione” (2008), “Intanto anche dicembre è passato” (2013). E ancora, tra l’altro: “Il ministro anarchico” (2004), “C’era una volta Pier Paolo Pasolini” (2005), “Sul conformismo di sinistra” (2005), “Reality” (2006), “Roma. Guida non conformista alla città” (2007), “Manuale italiano di sopravvivenza. Come fare una televisione monolocale e vivere felici in un paese perduto” (2010), “Pier Paolo Pasolini raccontato ai ragazzi” (2011), “Le avventure di Super Trappi” (2011). Dal 1998 Teledurruti è la sua televisione “monolocale”, www.teledurruti.it. Scrive di televisione su il Fatto Quotidiano. Nel settembre del 2012, il Collège de ‘Pataphysique, di cui fa parte, lo ha insignito del titolo di Commandeur Exquis de l’Orde de la Grande Gidouille. Nel settembre 2013 ha ricevuto il Premio della satira politica di Forte dei Marmi per Teledurruti.
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