Miliziani jihadisti armati hanno attaccato il campo petrolifero di Mabruk, nella municipalità di al-Jufra, in Libia. Lo hanno dichiarato i portavoce delle compagnie NOC e Total, che gestiscono insieme il campo.
Gli assalitori si sono qualificati come “membri dell’ISIS”, ma il gruppo Ansar al-Sharia, che l’anno scorso ha giurato fedeltà allo stato islamico, divenendone il braccio armato in Libia, non ha rivendicato l’attacco.
Nell’incursione sarebbero rimaste uccise almeno quattro persone, fra cui tre guardie della sicurezza. Secondo una fonte dell’industria petrolifera locale, tre dipendenti di nazionalità filippina sarebbero stati sequestrati, mentre 42 dipendenti e altre due guardie sarebbero state messe in salvo e sarebbero in queste ore in viaggio verso Tripoli.
Il portavoce di NOC Mohammed al-Harari ha dichiarato all’agenzia France Presse che al momento dell’attacco non era presente personale occidentale, smentendo le voci, trapelate nelle ore precedenti, del rapimento di un uomo di nazionalità francese. Total, che ha confermato la notizia dell’attacco, ha ricordato di aver evacuato dalla Libia tutti i suoi dipendenti occidentali nell’estate del 2014, contemporaneamente al riacutizzarsi delle ostilità che aveva spinto diversi Stati occidentali, tra cui gli USA, a chiudere le loro ambasciate a Tripoli.
Gli attacchi di questi giorni – così come quello avvenuto il 27 gennaio all’hotel Corinthia di Tripoli, costato la vita ad almeno otto persone, più i quattro attentatori – potrebbero spingere sulla via dell’evacuazione anche il governo italiano. Finora, l’ambasciata italiana a Tripoli è rimasta sempre aperta, ed è divenuta un punto di riferimento per gli stranieri e per i rappresentanti delle fazioni libiche interessate al dialogo.
Il campo petrolifero di Mabruk si trova nella municipalità di al-Jufra, circa 170 km a sud della città di Sirte, il massimo porto petrolifero del paese, controllata da Ansar al-Sharia. È gestito in collaborazione dalla National Oil Company libica, dal colosso francese Total e dalla norvegese Statoil. Capace di produrre 30.000 barili al giorno, è chiuso dal dicembre 2014 per ragioni di sicurezza.
Filippo M. Ragusa
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