La Grecia rinuncia alla linea dura nelle trattative con il Brussels Group e, per rendere più agevole il confronto con le istituzioni politiche e finanziarie europee, il premier Alexis Tsipras ha proceduto a un rimpasto della squadra di governo incaricata dei negoziati. Di fatto è stato commissariato, e, in buona sostanza, messo da parte, Yannis Varoufakis.
Il rimpasto si è reso necessario dopo che, nei scorsi giorni, sulla figura del superministro delle Finanze erano piovuti gli strali di Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo.
Sul “professore” pende l’accusa di aver rallentato i negoziati a causa della sua eccessiva rigidità sia dottrinale, sia caratteriale.
Nelle riunioni della scorsa settimana il Brussels Group, nome assunto da quella che era la Troika dopo aver integrato al suo interno una rappresentanza del fondo salva-Stati UE, si era anche lamentato di non poter concludere un accordo completo con un interlocutore che non aveva alcun potere in materia di bilancio.
Tsipras, perciò, se da un lato ha annunciato di non aver mai perso fiducia nel suo ministro, dall’altro ha dovuto limitare i suoi poteri e le sue responsabilità, esautorandolo di fatto dal ruolo di negoziatore unico incaricato di trattare con i creditori.
Il primo ministro quindi ha costituito un “gruppo di negoziazione politica” in cui Varoufakis figura come capo, ma è affiancato dal coordinatore, il viceministro delle Relazioni economiche internazionali Efklidis Tsakalotos.
Obiettivo dichiarato del nuovo gruppo, all’opera già da ieri, è quello di accelerare le trattative con le istituzioni.
Oggi si terrà una teleconferenza tra il Brussels Group e la squadra di tecnici greci coordinati dal presidente del Consiglio economico Giorgos Houliarakis, indetta in vista dell’incontro in programma domani in cui il governo Tsipras presenterà una bozza di decreto con le misure che intende prendere in tema di bilancio e finanze.
L’accordo, se sarà raggiunto, permetterà ad Atene di evitare di sprofondare nel circolo vizioso del default statale, che assesterebbe il colpo di grazia a un’economia che già stenta a vedere la luce in fondo al tunnel: ogni giorno in Grecia chiudono circa sessanta imprese, per un totale che nei primi tre mesi del 2015 ha già superato quota cinquemila.
Sull’esito delle trattative, comunque, i responsabili continuano a proclamarsi ottimisti: tutti si augurano che l’accordo sia firmato entro il 30 giugno, mentre il vice-primo ministro Yannis Dragasakis spera addirittura che sia pronto entro la fine di questa settimana.
Sull’altare dell’accordo, secondo la stampa, Tsipras sarebbe pronto a sacrificare punti del suo programma che prima si credevano indiscutibili. La Bild, ad esempio, parla di aumento del salario minimo e rafforzamento dei diritti dei lavoratori.
Queste concessioni, oltre al ridimensionamento del ruolo di Varoufakis, fino a ieri un nome su cui Tsipras puntava a occhi chiusi, hanno ispirato un certo ottimismo anche al di fuori della squadra di governo.
Il vicepresidente della BCE Victor Constancio, ad esempio, si è detto “fiducioso” che le ultime misure prese aiutino Atene ad evitare il default. D’altra parte, come ripete il ministro dell’Economia e delle Finanze italiano Pier Carlo Padoan, non esiste nessun piano B. Le loro parole sono state ben accolte dagli investitori: ieri le borse europee hanno chiuso tutte in leggero rialzo.
Filippo M. Ragusa
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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