Quattro miliardi. A tanto ammonta il buco creato da circa 7mila dipendenti pubblici infedeli. I dati sono stati rilevati dalla Guardia di Finanza, grazie alle verifiche condotte nel 2015. E la fotografia è disarmante: si toccano livelli davvero bassi, come accaduto tra i mesi di giugno e ottobre dello scorso anno, dove la cifra complessiva è aumentata di 500 milioni di euro, oltre 100 milioni per ogni mese.
Un conteggio che, tra omissioni, abusi, illeciti, tiene conto delle truffe nel settore sanitario, di consulenze inutili, doppi incarichi, assenteisti, mancati controlli su indennità o esenzioni. E non da ultime le gare di appalto aggiudicate con procedure truccate.
Quell’Italia da film che nessuno vorrebbe vedere, quella delle piccole furberie che alla fine costano quanto una voce in una manovra finanziaria, passa per quei dipendenti che segnano le presenze anche per i propri colleghi che non sono presenti sul posto di lavoro, piuttosto che per quelli che invece timbrano il cartellino e poi vanno al bar o a fare la spesa.
L’Italia che passa per quel medico denunciato a Modena, che per quanto risultasse presente, in realtà garantiva regolare presenza “solo una volta a settimana”. E che, come riportato dal Correre, per giustificare la propria attività “ha portato i tabulati del marcatempo di un’altra struttura ospedaliera dove svolgeva attività libero professionale intramoenia”.
O ancora, un Paese che passa per la truffa scoperta a Milano in una struttura sanitaria convenzionata, dove sono stati eseguiti migliaia di interventi di chirurgia, in violazione delle norme che prevedono la presenza minima di operatori, anestesisti e specializzandi ma che non ha impedito alla struttura stessa di presentare il conto alla pubblica amministrazione come se tutti questi medici fossero presenti in sala. Rimborsi per oltre 28 milioni di euro.
In Puglia, invece, sono 482 i medici denunciati alla Asl per 194 milioni di euro. La ragione? La prescrizione avvenuta in maniera illecita di oltre 15mila farmaci.
E come potevano mancare le frodi alla previdenza? Come avvenuto a Potenza, dove molti anziani percepivano assistenza sociale previsto per i residenti anche se avevano deciso di trasferirsi all’estero. Cosa possibile grazie agli impiegati che avevano contraffatto i documenti e che hanno fatto volatilizzare una cosa come 259 milioni di euro. Il doppio invece a Viterbo dove venivano “modificati i moduli per il riscatto della laurea o la ricongiunzione di periodi contributivi per ottenere indebitamente un notevole ‘sconto’ sull’effettiva somma da versare all’Istituto previdenziale, per il riconoscimento di ulteriori periodi contributivi utili ai fini pensionistici”.
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