Sono sei le vittime italiane della strage di Nizza. Lo conferma la Farnesina che dichiara la morte anche del ventenne Nicolas Leslie, studente universitario italo-americano, di cui ancora non si è trovato il corpo. “È una notizia tragica e devastante”, ha commentato il rettore dell’università di Berkeley, Nicholas Dirks.
è stato invece formalizzato il riconoscimento degli altri cinque connazionali: due coppie di amici, Angelo D’Agostino (71 anni) con la moglie Gianna Muset (68 anni) e Mario Casati (91 anni) con la compagna Maria Grazia Ascoli. Ha perso la vita nell’attentato del 14 luglio, giorno della festa nazionale che commemora la presa della Bastiglia, anche Carla Gaveglio (48 anni), mentre figlia e marito sono ricoverati in ospedale.
“Il Ministro Gentiloni e la Farnesina esprimono vicinanza e solidarietà ai famigliari e agli amici delle vittime del barbaro attentato”, si legge in una note del ministero degli Esteri. “Le famiglie sono state informate e stanno ricevendo tutta la necessaria assistenza da parte del personale del nostro Consolato e dell’Unità di Crisi”, conclude il testo.
Intanto oltre 15mila persone si sono radunate sulla Promenade del anglais, luogo della strage per ricordare le tante vite spezzate. Oltre al cordoglio non sono mancate reazioni di rabbia verso l’Autorità, in particolare contro il premier francese Manuel Valls, per il quale la folla a riservato fischi e ‘buu’ e frasi come “cambia lavoro”.
In effetti, dopo l’attentato di Parigi, Nizza appare a molti come la dimostrazione delle mancanze dei servizi di polizia francesi che, in pieno allarme sicurezza, hanno permesso ad un camion impazzito di entrare nel centro della città a 90 km all’ora nel giorno della festa nazionale. Un giorno che, proprio per la sua importanza per il calendiario francese e l’affluenza dei partecipanti, era da considerarsi maggiormente a rischio.
Manuel Valls: “Bisogna essere chiari: abbiamo cambiato epoca”. Il premier francese parla di “stato di guerra”, “una guerra non convenzionale ma pur sempre una guerra” e ci potrebbero “essere delle repliche”, ricordando ciò che già aveva detto a giugno, quando aveva parlato della possibilità di “altre vittime innocenti”.
L’Isis ha rivendicato la strage, riconoscendo l’autore, il 31 franco tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel, come “uno dei soldati dello Stato islamico”. Bouhlel “ha condotto questa operazione in risposta agli appelli a colpire la popolazione degli Stati della coalizione che combatte lo Stato islamico”
La rivendicazione dell’Isis – “L’autore è uno dei soldati dello Stato islamico. Ha condotto questa operazione in risposta agli appelli a colpire la popolazione degli Stati della coalizione che combatte lo Stato islamico”. é forse ora di interrogarsi su cosa significhi una “rivendicazione” fatta in questi termini. Siamo di fronte ad un gruppo terroristico sì, ma più che dai suoi piani strategici dovremmo temere il suo alto, altissimo, potere di propaganda, che sembra trasformare i suoi adepti (ma anche chi non è loro affiliato ufficialmente) in tante schegge impazzite. Piccole bombe ad orologeria che non si sa quando scoppieranno e che non serve controllare. Basta lanciarle.
In effetti, prove che il terrorista di Nizza avesse giurato fedeltà all’Isis non ce ne sono. Quello che rimane per ora è la cronologia del suo computer: tra le sue ultime ricerche “video violenti”, “decapitazioni”, “cadaveri dello Stato islamico”, “surate del corano. Ma anche “orribile incidente mortale” ed un vecchio articolo di Nice Matin che parlava di un’auto schiantata contro un bar. Insomma, non proprio il profilo del terrorista addestrato.
Marco Travaglio: “Mentono tutti”. “Mente lo Stato Islamico, cioè l’Isis, quando 48 ore dopo la strage di Nizza comunica che il franco-tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel “era un nostro soldato” si legge nell’editoriale del Fatto Quotidiano.
“Da quanto accertato finora, non lo era affatto: non era uno jihadista inquadrato, era un pessimo musulmano, beveva come una spugna, andava a donne, non rispettava il Ramadan, nessuno l’ha mai visto in moschea. Era semplicemente un pazzo solitario, ma tutt’altro che scemo, che s’è fatto beffe della cosiddetta “sicurezza” francese, ancora una volta perforata come un colabrodo, non bastando i precedenti di Charlie Hebdo e del Bataclan. E probabilmente ha deciso di morire da famoso in mondovisione: come Andreas Lubitz, il copilota tedesco che si schiantò un anno fa sulle Alpi francesi con tutti i passeggeri del suo aereo di linea”.
Travaglio: dov’era l’intelligence francese? Per il giornalista e direttore del Fatto mente anche “il governo Hollande-Valls, quando assicura che la polizia transalpina ha “compiuto il suo dovere”, ma nulla poteva contro un terrorista “radicalizzato velocemente” ( tanto velocemente che non era neppure schedato tra i soggetti a rischio blando, malgrado i suoi precedenti per furti, violenze e altri crimini comuni: tipica tecnica di ingigantire il nemico per minimizzare le colpe di chi non ha saputo fermarlo). Se la polizia facesse il proprio dovere, nessun pregiudicato al mondo riuscirebbe a invadere, con un Tir noleggiato e una pistola in pugno, una zona pedonale affollata di migliaia di persone nel giorno della Festa Nazionale. Ammesso e non concesso che la polizia dica il vero, e cioè che Bouhlel ha forzato con abile manovra il posto di blocco (che invece, secondo testimoni oculari, non c’era neppure più), sarebbe stato inseguito e abbattuto dai gendarmi in pochi secondi. E prima che prendesse velocità, visto che un tir fermo di 19 tonnellate non raggiunge i 90 km orari di colpo, ma ci mette un bel po’. Invece i gendarmi sono arrivati dopo un passante che ha tentato di aggrapparsi alla sua portiera e uno scooterista che l’ha affiancato tentando di fermarlo, quando ormai il killer aveva percorso quasi 2 chilometri e sterminato 84 passanti. Tutto ciò, senza ricordare gli allarmi inascoltati dell’intelligence francese su lupi solitari e schegge impazzite in agguato, e le durissime critiche della commissione parlamentare d’inchiesta al piano antiterrorismo varato dopo il Bataclan, bellamente ignorati dal governo Valls che aveva appena comunicato di aver “perso gli Europei ma vinto la sicurezza” e annunciato la fine dello stato d’emergenza.
Intanto le indagini su alcuni cittadini di nazionalità tunisina sono arrivate anche in Italia. I sospettati abitano in provincia di Bari e sarebbero stati in contatto nelle scorse settimane con l’attentatore di Nizza. Per il momento in carcere rimangono sei persone, cinque uomini e una donna, mentre è stata rilasciata l’ex moglie di Bouhlel, fermata tra venerdì e sabato.
“Il terrorismo farà parte per lungo tempo della nostra quotidianità ma vinceremo” ha concluso Valls.
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