A Pompei si vendemmia fra le rovine con le tecniche di 2000 anni fa. Anche quest’anno si rinnova il tradizionale appuntamento della raccolta delle uve che produrranno il pregiato vino Villa dei Misteri. L’esperimento nato nel 1994, su un’area limitata degli scavi, grazie agli studi di botanica applicata all’archeologia condotti dal Laboratorio di Ricerche Applicate, per molti anni diretto dalla dottoressa Annamaria Ciarallo, e alla collaborazione con l’azienda vitivinicola campana Mastroberardino, presieduta dal Prof. Piero Mastroberardino, da qualche anno si è esteso a tutte le aree a vigneto delle Regiones I e II dell’antica Pompei. In tutto poco più di un ettaro ripartito su 15 appezzamenti di diversa estensione e per una produzione potenziale di circa 30 quintali d’uva.
Il vino Villa dei Misteri, realizzato con uve della qualità piedirosso e sciascinoso e dalle caratteristiche uniche in quanto realizzato secondo le tecniche di viticoltura di duemila anni fa, rappresenta soprattutto un modo per raccontare e far conoscere Pompei con la sua cultura e la sua tradizione antica e quale elemento di valorizzazione e al tempo stesso di difesa del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. Domani avrà luogo il tradizionale taglio delle uve nei vigneti della Casa del Triclinio Estivo e, per l’occasione, sarà aperto al pubblico anche il vigneto del Foro Boario. Il progetto nasce, in via sperimentale, nel 1994 su un’area limitata degli scavi, grazie ad una convenzione tra la Soprintendenza e l’azienda vitivinicola campana Mastroberardino che oltre a prendersi cura dei vigneti produce il pregiato vino Villa dei Misteri, prodotto con uve Piedirosso e Sciascinoso, che presenta caratteristiche uniche in quanto realizzato secondo le tecniche di viticoltura di duemila anni fa.
Oltre ad essere un vino eccellente, il ‘Villa dei Misteri ‘ rappresenta un modo per raccontare e far conoscere Pompei con la sua cultura e la sua tradizione antica e quale elemento di valorizzazione e al tempo stesso di difesa del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. L’attività fa parte dal punto di vista scientifico di uno dei tanti studi condotti dal Laboratorio di Ricerche Applicate della Soprintendenza che, da sempre, analizza le relazioni tra botanica e archeologia.
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