Braccia rubate all’agricoltura – non nel senso satirico è un po’ offensivo di persone che invece di zappare occupano impropriamente posti dove serve un lavoro di concetto – presto vi torneranno. Se infatti nel 2016 sono aumentati del 12% i ragazzi italiani under 35 anni che hanno scelto di lavorare nelle campagne, ciò vuol dire che c’è una nuova generazione di contadini, allevatori, pescatori e pastori che formano uno dei principali vettori di crescita del settore agroalimentare.
Secondo le stime di Coldiretti durante l’estate nel settore sono stati occupati nei campi 150mila giovani di età inferiore ai 35 anni sia nelle attività tradizionali di raccolta sia in quelle innovative che vanno dall’animatore negli agriturismi alla manutenzione del verde, dall’addetto alla vendita diretta di prodotti nei mercatini alla cura degli animali fino agli addetti ai campi estivi per i bambini. Tra chi invece fa dell’agricoltura una scelta di vita la vera novità sono le new entry da altri settori o da diversi vissuti familiari che hanno deciso di scommettere sulla campagna. Sono gli agricoltori di prima generazione. Secondo Coldiretti/Ixè, tra le new entry nelle campagne ben la metà è laureata e il 57% ha fatto innovazione.
E dalla Fiera degli inventori, a Venezia, vengono fuori nuove idee per aspiranti coltivatori: sui tetti o nei capannoni industriali dismessi, sulle pareti o nei cassetti di casa, l’orto del futuro sarà 2.0, coltivato nei luoghi più impensabili grazie all’impiego delle nuove tecnologie. Le idee più innovative arrivano dalla ‘D-Nest International Inventors Exhibition’, la grande fiera degli inventori, in programma fino a domenica 16 ottobre al PalaExpo di Venezia. L’agricoltura è il tema con cui si è aperta questa seconda giornata, per evidenziare ancora una volta come tecnologia e creatività possano fornire un contributo essenziale per rispondere al crescente bisogno di cibo nel mondo. Da qui l’idea di utilizzare ogni spazio disponibile, ad esempio trasformando i capannoni industriali dismessi o mai usati in grandi serre, così come di coltivare tetti e pareti verticali degli edifici. L’orticoltura di città rappresenta quindi non solo un hobby, ma un nuovo approccio culturale, sfruttando le più recenti ricerche nel campo delle colture ‘fuori suolo’ o idroponiche. Anche tra gli stand degli inventori non mancano idee e progetti volti a trasformare perfino le nostre case in piccole serre ecologiche, ad esempio con le pareti ‘verdi’, su cui coltivare in verticale piante commestibili ed erbe aromatiche da usare in cucina. Con lo stesso obiettivo è nato anche uno scaffale a cassetti per l’orticoltura, pensato per chi vive in appartamenti privi di terrazzo: luci ed irrigazione mirate permettono di coltivare senza terra in appositi contenitori.
E dalla tecnologia sempre più avanzata arriverà un nuovo contributo per l’agricoltura: in un futuro molto prossimo sciami di robot e droni saranno diffusamente impiegati nei campi per individuare ed eliminare le piante infestanti ed aumentare la produttività. È quanto promette il progetto europeo ‘Saga: Swarm Robotics for Agricultural Applications’, coordinato dall’Istituto di scienze e tecnologie dell’informazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr) e presentato nei giorni scorsi a Roma nel corso di Maker Faire, che punta a far interagire i droni in sciami, secondo una logica simile a quella delle api”. Così una nota del Cnr. “Tra pochi mesi sarà pronto il test per il primo prototipo di drone programmato per osservare un campo coltivato e rilevare con precisione la presenza di piante infestanti attraverso algoritmi di visione artificiale, sviluppati presso i nostri laboratori specializzati nello studio di sciami di robot – spiega Vito Trianni, ricercatore Istc-Cnr e coordinatore di Saga – I droni saranno in grado di comunicare tra loro, in modo da aggregarsi e mappare le aree con maggior presenza di infestanti dove l’intervento è più urgente, sfruttando comportamenti simili a quelli impiegati dagli sciami di api per identificare le zone dove il polline è più abbondante. In questo modo la pianificazione degli interventi per la rimozione e l’uso di infestanti possono essere limitati alle aree più problematiche, risparmiando risorse, riducendo l’impatto ambientale e aumentando la produzione agricola”. “Il cuore dei robot volanti è un hardware innovativo realizzato dall’azienda Avular in Olanda, dove presso l’università di Wageningen vengono sviluppati algoritmi di visione artificiale e controllo dei droni per applicazioni agricole che sono poi progettati dai ricercatori Istc-Cnr”. “I droni non saranno impiegati solo per il monitoraggio ma anche per l’intervento. Presto sarà possibile agire in maniera del tutto automaticadirettamente sulle singole piante: ad esempio incorporando sul drone dei micro-spray che libereranno la pianta dagli elementi infestanti – conclude Trianni – I robot lavoreranno in gruppi numerosi e si coordineranno per ricoprire grandi estensioni di terreno, inoltre i robot da terra saranno in grado di agire sugli infestanti meccanicamente anziché chimicamente,fornendo quindi ulteriori supporti all’agricoltura biologica”.
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