Erosione dei diritti umani, violenza omicida contro le donne e sempre più pericoli per migranti e rifugiati. È questa l’Italia raffigurata dal rapporto 2013 di Amnesty. Una nazione “terra di nessuno” dove manca il rispetto dei diritti fondamentali e caratterizzata da “ritardi e vuoti legislativi”, come il mancato inserimento del reato di tortura nel codice penale.
Secondo Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, quella italiana è una situazione con molte ombre: dall’allarmante questione femminicidio con 112 vittime in soli 12 mesi, agli ostacoli che incontra chi chiede verità e giustizia per coloro che sono morti nelle mani dello stato o sono stati torturati o maltrattati in custodia; ma anche la stigmatizzazione pubblica, sempre più accesa, di chi è diverso dalla “maggioranza”.
A livello globale, ha denunciato dal canto suo Carlotta Sami, direttore generale di Amnesty International Italia, “il mondo attuale è un mondo terribile per rifugiati e migranti”. Di fatti, continua, “la mancata azione a livello globale a favore dei diritti umani sta rendendo la vita impossibile a milioni di persone che fuggono da conflitti e persecuzioni, o che sono in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita per se stesse e le loro famiglie”.
Nel rapporto si sottolinea come i diritti civili siano stati violati “da governi che hanno mostrato di essere interessati più alla protezione delle frontiere nazionali che a quella dei loro cittadini o di chi quelle frontiere le ha oltrepassate per chiedere un riparo o migliori opportunità. L’assenza di soluzioni efficaci per fermare i conflitti e la discriminazione su base etnica o di genere – ha continuato Sami – sta creando di fatto una sottoclasse globale, i cui diritti sono quotidianamente a rischio”.
F.B.