“I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso”. Risponde così Silvio Berlusconi alla domanda di Bruno Vespa se è vero che i figli gli hanno chiesto di vendere tutto e di andare via. Il colloquio è contenuto nel libro ‘ Sale, zucchero e caffè. L’ Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica” in uscita per Mondadori-Rai Eri venerdì 8 novembre. E sulle parole di Berlusconi si scatena subito la polemica.
“Una frase assolutamente fuori luogo per un uomo delle istituzioni”, è il commento di Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia alla Camera. “Che i figli parlando con il padre si paragonino agli ebrei perseguitati dal nazismo- afferma l’ esponente del Pd- è aspetto che attiene al privato, ma che Berlusconi lo renda addirittura noto avallando così il parallelo è oltremodo vergognoso”.
“Incomprensibile” ma soprattutto “offensivo” della memoria di milioni di morti. Così reagisce il presidente dell’ Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) Renzo Gattegna. “L’ Italia repubblicana – dice Gattegna – è un paese democratico. La Germania nazista era una spietata dittatura governata da criminali che teorizzavano e commettevano i più gravi delitti contro l’ umanità. Contro gli ebrei i nazisti si accanirono con spietata crudeltà tanto che, alla fine di quel tragico periodo, gli ebrei dovettero contare oltre sei milioni di morti”.
“La vita degli ebrei d’ Europa sotto il nazismo – prosegue Gattegna – fu segnata da un vortice nero di violenza, persecuzione, morte. Una catastrofe che non è soltanto del popolo ebraico ma dell’ umanità intera. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi è quindi non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa”.
Lasciamo che sia la storia a giudicare anche la nuova esternazione dell’ex presidente del Consiglio. Magari tenendo conto dello stato d’animo di quest’uomo che negli ultimi anni della sua vita pubblica ha dovuto sopportare un carico infinito di processi, più o meno motivati, l’anticipazione anomala di un giudizio di cassazione (fondi Mediaset), il voto palese del Senato sulla sua decadenza, che avverrà il 27 novembre, con stravolgimento del regolamento che prevede il voto segreto e tante altre discutibili forme di coazione.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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