Dieci motovedette entro i primi di maggio per presidiare la costa libica e “campi di intrattenimento” sul posto per frenare i flussi migratori e combattere il traffico di essere umani. Questi gli esiti principali della Conferenza sulla Rotta del Mediterraneo Centrale che si è svolta ieri a Roma alla presenza dei ministri dell’Interno di 7 Paesi europei (Italia, Austria, Francia, Germania, Malta, Slovenia e Svizzera) e due africani (Libia e Tunisia, l’Algeria si è sfilata all’ultimo momento).
A rappresentare la Libia, Fayez al Sarraj, primo ministro del governo di unità nazionale e premier ufficialmente riconosciuto dall’Onu dopo lo scoppio della guerra civile nel 2014.
In pratica, ha spiegato il ministro dell’Interno, Marco Minniti, per il quale la stabilità della Libia è fondamentale per affrontare l’emergenza dei flussi migratori, entro la fine di aprile o i primi 15 giorni di maggio “verranno restituite alla Libia le prime delle dieci motovedette previste dall’accordo (erano state ritirate nel 2011 n.d. r)“. Minniti ha ricordato inoltre che “90 marinai della Guardia costiera libica si sono addestrati a bordo della nave San Giorgio e ora sono all’ultimo step della loro formazione. Quando saranno pronti consegneremo le prime motovedette”.
L’auspicio è che gradualmente queste imbarcazioni, per le quali Bruxelles ha già stanziato in via d’urgenza 200 milioni di euro e gli altri equipaggiamenti che saranno consegnati a Tripoli riescano a frenare i flussi. “Nel momento in cui le autorità libiche faranno il servizio di ricerca e soccorso nelle loro acque – ha sottolineato Minniti – riporteranno i migranti in campi di accoglienza fatti insieme alle organizzazioni umanitarie e nel pieno rispetto dei diritti umani: questo è incancellabile”.
Dopo l’accordo stipulato tra Europa e Turchia per la gestione delle coste greche, ora l’intesa con la Libia mira a sbarrare la rotta del Mediterraneo Centrale. A chi avanza dei dubbi sul progetto, accennando a possibili risvolti negativi sul piano umanitario, il premier Paolo Gentiloni risponde che “è esattamente il contrario”.
La situazione, ha insistito il presidente del Consiglio “richiede una cooperazione tra Libia e Paesi europei per prevenire, limitare, impedire comportamenti da parte dei trafficanti di esseri umani che sono la negazione di qualsiasi principio umanitario. Se saremo in grado di aprire questa strada di collaborazione, saremo anche in grado di contrastare, limitare, impedire i veri e propri attentati ai diritti umani che si svolgono quotidianamente e che spesso si traducono in nuove tragedie nel Mediterraneo“.
Ciononostante, a un anno dall’entrata in vigore dell’accordo Ue-Turchia, il bilancio non è certo dei più favorevoli e questo potrebbe alimentare i dubbi sugli “effetti positivi” del nuovo trattato con la Libia siglato ieri. Secondo le autorità elleniche infatti, le persone che sono ancora bloccate negli hotspot sono quasi 15mila mentre aumentano di giorno in giorno quelle bloccate nella palude burocratica di permessi e richieste d’asilo
Misure così restrittive – ha ribatito il presidente del Consiglio Italiano per i Rifugiati, Roberto Zaccaria – non impediscono alle persone in fuga di intraprendere il viaggio, ma lo rendono più difficile e di fatto ancor più insicuro. Nonostante la Commissione Ue tracci un bilancio positivo dell’accordo per la diminuzione degli arrivi sulle coste greche, nei primi mesi del 2017 sono stati più di 500 i morti nel Mediterraneo centrale.
A fronte delle dieci motovedette per supervisionare la costa libica e della costruzione di “campi di intrattenimento” supervisionati dalle organizzazioni umanitarie e dall’Uhncr (the UN Refugee Agency), è stato programmato nella prima settimana di giugno anche un secondo appuntamento dello stesso “Gruppo di contatto” a Tunisi, dove si farà il punto della situazione.
In ogni caso, ha ribadito Gentiloni, l’emergenza migranti “non si esaurirà d’incanto dall’oggi al domani. Chi promette miracoli rischia di confondere la nostra opinione pubblica”.
L’Ue, ha concluso il premier, “deve insieme farsi carico dell’impegno sia dell’accoglienza di chi ha diritto sia del rimpatrio per chi non ha diritto”. In questo senso, la presenza del commissario europeo Dimitri Avramopoulos al vertice di ieri è stata ritenuta una garanzia per la volontà di cooperazione internazionale.
P.M.
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