Il cimitero teutonico, dentro le mura vaticane, potrebbe essere la nuova imprevedibile svolta al mistero della sparizione di Emanuela Orlandi, enigma cui da 35 anni sembra impossibile trovare una soluzione. Una lettera anonima, arrivata l’estate scorsa all’avvocato Laura Sgrò che assiste la famiglia Orlandi, sembra fornire un nuovo indizio importante. Appoggiata ad una parete del cimitero c’è infatti la statua di un angelo che tiene un foglio con la scritta in latino “Requiescat in pace”. Per terra una lastra con una scritta funeraria dedicata alla principessa Sofia e al principe Gustavo von Hohenlohe che nel 1857 fu nominato arcivescovo da papa Pio IX. La lettera anonima suggerisce: “Cercate dove indica l’angelo”.
Così, già l’estate scorsa, l’avvocato Sgrò aveva avviato le indagini difensive effettuando verifiche sullo stato dei luoghi. Si era quindi scoperto che la tomba è stata aperta almeno una volta e che la datazione della statua è diversa da quella della lastra. Ma, soprattutto, è stato “verificato che alcune persone erano state informate della possibilità che i resti di Emanuela Orlandi fossero stati nascosti nel cimitero teutonico”. Pare addirittura che “più persone da anni siano solite deporre i fiori in segno di pietà nei confronti dell’Orlandi che lì sarebbe seppellita”, così almeno dichiarano alcune fonti e così si legge nell’istanza depositata dalla famiglia Orlandi il 25 febbraio scorso.
L’avvocato non ha esitato a rivolgersi direttamente a Bergoglio: “Visto che il Papa ha deciso l’apertura degli Archivi Vaticani per il Pontificato di Pio XII nel 2020, facciamo un appello affinché ci dia accesso al fascicolo che riguarda le indagini sulla scomparsa di Emanuela”.
Dal Vaticano, al momento non trapelano indiscrezioni sul possibile esito della richiesta, tuttavia il direttore “ad interim” della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha confermato che “la lettera della famiglia di Emanuela Orlandi è stata ricevuta dal cardinale Pietro Parolin” (segretario di Stato Vaticano, ndr) e che “verranno ora studiate le richieste rivolte nella lettera”.
Principalmente la famiglia chiede “per fugare ogni dubbio” una ricerca negli archivi di ogni documento relativo al loculo, per individuare chi vi risulti essere stato sepolto, e anche l’apertura della tomba alla presenza dell’avvocato Sgrò, di un rappresentante della famiglia Orlandi e del consulente tecnico della difesa, il dottor Giorgio Portera.
La scorsa estate, dopo aver ricevuto la segnalazione, l’avvocatessa Sgrò e Pietro Orlandi — il fratello maggiore di Emanuela — avevano anche parlato con alcune persone in Vaticano, ottenendo conferme quantomeno sul fatto che la voce fosse circolata già da tempo. Per questo alla fine hanno deciso di rivolgersi riservatamente alle gerarchie vaticane. Non avendo però ottenuto alcuna risposta concreta, hanno depositato un’istanza formale alla Segreteria di Stato. Una seconda istanza è stata consegnata ieri, 4 marzo, al cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato.
Elisa Rocca
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