A causa della crisi si rinuncia a tutto, anche a mettere al mondo un figlio. Nel 2013 in Italia si è registrata una riduzione delle nascite del 3,7% rispetto all’anno precedente., con un calo del tasso di natalità da 9 a 8,5 nati per mille abitanti. Dall’inizio della crisi a oggi sono più di 62.000 i nati in meno all’anno, secondo i dati della ricerca del Censis “Diventare genitori oggi”, realizzata in collaborazione con la Fondazione Ibsa e presentata oggi a Roma.
Dalle domande iniziali: cosa significa per gli italiani essere genitori oggi? Cosa spinge ad avere un figlio e quali fattori invece ostacolano la propensione alla procreazione? Qual è l’opinione più diffusa sulla procreazione medicalmente assistita, sulla famiglia tradizionale e sui diritti delle coppie omosessuali? Dai risultati della ricerca del Censis emerge la consapevolezza che il nostro Paese ha un problema di fecondità, che la bassa natalità è collegata alla antica latitanza delle politiche familiari, ma anche alla crisi economica, che riduce le opportunità delle coppie che hanno problemi di infertilità, lasciate sempre più sole ad affrontare le loro difficoltà – si è giunti, dati alla mano, alla drammatica constatazione che rispetto ai nuovi nati peggio dell’Italia, ma di poco, c’è solo la Germania.
“Il fatto che il 2013 è l’anno in cui si sono fatti meno figli in Italia, compresi gli anni delle guerre, nonostante nel tempo sia aumentata la popolazione e il numero di immigrati, e nonostante i progressi medici e l’allungamento dell’aspettativa di vita – commenta Giuseppe Zizzo, segretario della Fondazione Ibsa – dovrebbe farci riflettere sugli effetti profondi che il perdurante stato di crisi sta producendo sul vissuto reale dell’Italia di oggi e del futuro”.
Dunque, la causa alla base anche di questo fenomeno è la crisi, la precaria situazione lavorativa e la conseguente difficile condizione economica attuale che scoraggia soprattutto i giovani fino a 34 anni a decidere di avere un bambino. Il dato è davvero sconfortante: siamo passati da 576.695 bambini del 2008 ai 514.308 del 2013, questo nonostante l’aumento nel tempo della popolazione, i progressi della scienza e il contributo degli immigrati residenti.
Del problema della denatalità gli italiani sono pienamente consapevoli e l’83 per cento degli intervistati è d’accordo sull’imputare alla crisi questo fenomeno. La percentuale poi tocca il 90 per cento tra i giovani, che sono quelli che subiscono maggiormente la crisi economica. Degli intervistati dal Censis, il 61 per cento degli italiani è convinto che la situazione potrebbe migliorare grazie ad interventi pubblici come sgravi fiscali e aiuti economici diretti (71 per cento), il potenziamento degli asili nido (67 per cento), mentre il 56 per cento sostiene l’importanza di aiuti pubblici per i costi di educazione dei figli, come rette scolastiche, servizi mensa o di trasporto.
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