E’ stata una prima giornata ( pardon, seconda, dal momento che lo sciopero ha portato al rinvio, ma non anche alla cancellazione della prima tornata, così come previsto da calendario) caratterizzata da una considerevole pioggia di reti: ben 35 le marcature, a fronte delle appena 15 messe a segno al debutto della scorsa stagione. Il che pone, inevitabilmente, l’accento sui problemi che tutte le protagoniste della nostra massima serie hanno fatto registrare nella gestione della fase difensiva.
A beneficiarne, però, è stato, certamente, lo spettacolo che il nostro (non senza ragioni) bistrattato campionato ha saputo offrire agli appassionati. Ma questo esordio verrà ricordato anche, se non soprattutto, per l’aver messo impietosamente a nudo il ritardo di competitività delle due squadre di vertice che più hanno cambiato in sede di mercato estivo e che non poche critiche avevano già attirato su di sé in questo caldissimo agosto: Inter e Roma. Dell’infelice esordio casalingo dei giallorossi contro il Cagliari si è già ampiamente riferito in un apposito spazio, sull’enigmatica squadra allenata da Gasperini ci sarebbe altrettanto, se non più, da dire. L’ex tecnico del Genoa, al pari del suo collega iberico, sembra ancora non avere le idee chiare su come utilizzare al meglio il considerevole materiale umano di cui dispone. Certo, la partenza di Eto’o pesa e non può essere altrimenti, ma non giustifica nella maniera più assoluta la confusione, principalmente tattica, che regna sovrana in casa nerazzurra. In fondo, l’altro annunciato partente illustre ( Snejider) è rimasto, ma con che ruolo, all’interno del progetto di Gasperini? Trattenerlo a Milano dietro la promessa d farne il “faro” della trequarti nerazzurra, per poi lasciarlo in panchina, salvo, poi, correggersi in corsa, rispedirlo in campo, ma in una posizione che l’olandese non ha mai ricoperto ( quella di esterno), che senso ha? Per non parlare della pervicacia che il tecnico sta mostrando nel voler a tutti i costi piegare gli uomini a disposizioni al suo modulo ( il 3-4-3). Per attuare con efficacia il 3-4-3 occorrono degli esterni di ruolo che abbiano la gamba per coprire tutta la fascia e sdoppiarsi nelle due fasi, offensiva e difensiva. A Genova ( sponda rossoblu), gli esterni adatti c’erano, all’Inter no. E non potrà certo essere Snejider a potersi sobbarcare questo “lavoro sporco”. Così come il pacchetto arretrato nerazzurro ha, ormai dai tempi di Roberto Mancini, assimilato alla perfezione i meccanismi tipici della difesa a quattro. Con eccellenti esiti, dati alla mano. Perché stravolgere tutto, solo perché l’allenatore è più abituato alla difesa a tre ( che, poi, presume un arretramento degli esterni alti a comporre uno schieramento a cinque)? E perché tenere in panchina un centrale di ruolo come Ranocchia ( sia pure con il doppio impegno in nazionale nelle gambe, ma è anche vero che tanti altri protagonisti delle gare con le rispettive rappresentative, come Klose, per esempio, hanno giocato ugualmente) per posizionarvi Zanetti che gioca esterno da una vita? E’ legittimo e sacrosanto che un tecnico abbia una propria idea di calcio che preferisce ad altre, ma è altrettanto giusto che il buon senso suggerisca di tener conto delle caratteristiche degli uomini di cui si dispone o, quantomeno, d non stravolgere equilibri tattici ormai consolidati. E con signori risultati. Tutto questo senza voler nulla togliere all’autentica impresa di questo lungo weekend di campionato, che porta la firma dello splendido Palermo del neotecnico, l’esordiente Devis Mangia, autore di una stagione strepitosa con il Varese, condotto alla finale scudetto dell’ultimo campionato Primavera. La società rosanero, criticatissima per un mercato estivo che aveva visto le cessioni eccellenti di Pastore, Sirigu, Noverino, Cassani, Bovo e Goian, non rimpiazzati a dovere, e con l’aggiunta del clamoroso esonero del nuovo tecnico, Stefano Pioli, prima ancora dell’inizio del campionato, sostituito dall’incognita-Mangia, ha offerto una prova maiuscola, aggredendo, da subito, i più quotati rivali, letteralmente travolti dall’infernale ritmo dei padroni di casa e incapaci di arrivare alla porta avversaria per un buona mezz’ora. Ma il vero capolavoro ( questa volta più psicologico che tattico), il neotecnico l’ha compiuto infondendo ai propri ragazzi la consapevolezza di potercela fare anche una volta trovatisi, improvvisamente e immeritatamente, in svantaggio. Doppiamente bravi, gli uomini di Mangia, perché la situazione si è poi ripetuta, grazie alla doppietta di un ritrovato Milito, e hanno continuato a crederci spingendo come satanassi sino alla fine, mostrando, peraltro, un Miccoli che, a dispetto delle sue ormai 32 primavere, è ancora in grado di fare la differenza. Sue due magnifiche reti ( una conclusione di punta, “da calcetto”, su lungo lancio dalle retrovie, a rubare il tempo a Julio Cesar, e una punizione “maradoniana” sotto l’incocio, calciata da posizione molto defilata), un assist a Hernandez per la rete, forse, più bella dell’intera giornata, almeno a livello di costruzione collettiva, giunta al culmine di uno scambio tutto di prima tra lui, Ilicic, nuovamente Fabrizio e, infine, l’uruguaiano. E’ chiaro che il Palermo non potrà esprimersi sempre con quest’intensità per tutta la stagione e che il valore complessivo della rosa sia meno elevato dell’anno scorso, ma viene il sospetto che, almeno fino al prossimo diluvio presidenziale, Zamparini, dopo aver tentato con tante “prime firme” della panchina, possa aver trovato il tecnico ideale. Almeno fino alla prossima giornata…
Per il resto, ha destato una notevolissima impressione la nuova Juve, guidata dal nuovo tecnico, Conte, in scena nel nuovo “Juventus Stadium”. Tutto nuovo, insomma. Anche la prestazione ( è da tempo che, a Torino, gente abituata bene, ci si attendeva un pomeriggio di gran calcio come quello visto ieri) e persino il risultato ( ormai, il Parma stava assurgendo a ruolo di “castigamatti” della Vecchia Signora e l’altra stagione era finita 1-4). Resterà negli annali il nome di Lichtsteiner ( 10 milioni spesi molto bene) che ha siglato il primo gol in gare ufficiali della Juve nella sua nuova casa ( evento raro per il laterale elvetico, alla sua sola terza rete in serie A), ma negli occhi di tutti i tifosi bianconeri resterà la prestazione strepitosa di Andrea Pirlo. Alla prima uscita ufficiale di fronte alla sua nuova platea, il centrocampista della nazionale, sembra aver già preso pieno possesso della cabina di regia bianconera. Suo il meraviglioso assist per l’1-0 dello svizzero, suo l’assist a Marchisio per la quarta rete e, in mezzo, tante altre giocate ispirate. Ottimo anche il debutto di Vidal ( in rete da subentrante). Il tutto non può non tener conto della consistenza dell’avversario: il Parma è stato poco più che uno svogliato sparring partner.
Molto bene ( ma più sul piano del risultato che del gioco) anche l’attesissimo Napoli di Mazzarri. 3-1, la vittoria, sudata più di quanto non dica il punteggio sul terreno (sintetico, piacevole novità di questo campionato che il “Manuzzi” di Cesena condivide con il “Piola” di Novara), di un combattivo, ma ingenuo, Cesena, penalizzato da una dormita difensiva sulla rete iniziale di Lavezzi ( alzi la mano chi ricorda una rete propiziata direttamente da una rimessa con le mani) e, poi, definitivamente affossato da due cartellini gialli ravvicinati rimediati da Benalouane. Ma, dopo il pareggio provvisorio di Guana, ci hanno pensato Campagnaro ( bella favola la sua, dopo le note vicende giudiziarie che l’hanno visto protagonista quest’estate) e il subentrante Hamsik ( tenuto inizialmente a riposo in vista dell’impegnativo confronto di Champions contro il City) a riaccendere gli entusiasmi dell’ambiente napoletano ( a proposito: accoglienza trionfale, quella riservata dai tifosi partenopei ai propri beniamini al ritorno in quel di Castelvolturno, chiaro indic che nel Golfo si sogna e si sogna in grande).
Infine, bella vittoria esterna ( 0-2) della rinnovata Udinese ( da rivedere dopo le cessioni dolorose d Inler e Sanchez) a Lecce e quella interna della Fiorentina che fa suo con l’identico punteggio il “derby dell’Appennino” contro il Bologna. Pari a reti bianche tra Catania e Siena, rocambolesco 2-2 a Verona con il Chievo che si fa rimontare il doppio vantaggio dalla neopromossa Novara. Genoa-Atalanta ( 2-2 il risultato finale) ha messo in luce un nome nuovo per il nostro campionato: l’argentino Moralez, ex Velez, autore di una doppietta a Marassi. I suoi gol e le sue invenzioni serviranno come il pane a quest’Atalanta, impegnata nella difficilissima missione di ottenere la salvezza, partendo dal pesante handicap di -6 (ora -5) in classifica per le note vicende legate al calcioscommesse.
E sabato sera, l’anticipo sarà Inter-Roma, la sfida tra le due squadre che, più di tutte le altre, hanno segnato con la loro rivalità ( a volte anche molto aspra) gli ultimi anni del calcio nazionale e ora, invece, retrocesse a rango di “grandi malate”. Vietato sbagliare per entrambe.
Daniele Puppo
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