“Smettiamo di piangerci addosso”. Così il premier Renzi durante i lavori dell’apertura del Salone del Mobile di Milano ha voluto porre l’accento sul “modo in cui raccontiamo l’Italia fuori da qui”. La politica deve “fare la propria parte” ma la “retorica da talk show non ha senso con la realtà dei fatti”.
Forse non quella da talk show, ma certa retorica, soprattutto quella con la quale proprio la politica racconta i fatti, continua ad essere all’ordine del giorno.
Così, mentre il Governo punta a guardare – e a raccontare – il bicchiere mezzo pieno della ripresa economica, sostenuta dalle manovre di politica monetaria e dal via libera dell’Ue al Def, non passa giorno che istituzioni, associazioni, analisti non puntino il dito proprio sul vivo della situazione economica italiana, della pressione fiscale, della crescita del Pil e anche dello stesso documento di economia e finanza.
Mentre a Milano Renzi incoraggia il Paese, e da buon allenatore afferma che “se ce la mettiamo tutta, tutti insieme” i problemi “li superiamo”, gli analisti finanziari di Banca d’Italia fotografano il nuovo record per il debito pubblico italiano per il mese di febbraio. Invariate, le entrate tributarie, 58 miliardi di euro, il debito è invece aumentato di 3,3 miliardi facendo registrare il nuovo picco storico per questa voce: 2.169,7 miliardi di euro contro il precedente record di 2.167,7 miliardi raggiunti nel luglio del 2014, a più riprese definito da tutti l’annus horribilis dell’economia italiana.
Da palazzo Koch fanno notare che “l’incremento è stato inferiore al fabbisogno del mese (8,2 miliardi) grazie alla
diminuzione di 3,6 miliardi delle disponibilità liquide del
Tesoro, pari a fine febbraio a 79,1 miliardi, e all’effetto complessivo dell’emissione di titoli sopra la pari, del deprezzamento dell’euro e della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione (1,2 miliardi)”.
A febbraio, in particolare il debito delle amministrazioni centrali “è aumentato di 3,7 miliardi, quello delle amministrazioni locali è diminuito di 0,4 miliardi e quello degli enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato”.
Confermato il trend sul fronte dei prestiti a imprese e famiglie che nel primo trimestre 2015 ha visto il progressivo allentamento dei “criteri di offerta dei prestiti” beneficiando principalmente della “maggiore pressione concorrenziale tra le banche e del miglioramento della posizione di liquidità degli intermediari”.
Secondo l’analisi a crescere è stata soprattutto la domanda di prestiti da parte delle famiglie, mentre quella delle imprese è rimasta invariata.
La guerra di cifre, però, passa anche per le percentuali di prodotto interno lordo previste per il futuro del Paese.
Proprio oggi gli esperti del Fondo Monetario Internazionale hanno stabilito una crescita del Pil per il 2015 dello 0,5% e dell’1,1% nel 2016. Se da una parte queste cifre migliorano rispetto alle stime del Fondo diffuse lo scorso gennaio, rispettivamente dello 0,1 e dello 0,3%, restano più basse delle percentuali inserite dal Governo nel Def, che invece ha fissato l’incremento a +0,7% per il 2015 e all 1,4% per il 2016.
In ogni caso, questo non basta a far schiodare l’Italia dalle retrovie della classifica della crescita dei paesi dell’area euro. Solo Cipro, infatti, dovrebbe fare peggio nel 2015, con una crescita dello 0,2%, ma, e se le percentuali non dovessero cambiare, già nel 2016 potrebbe superare l’Italia, con un Pil stimato in crescita del +1,4%.
Va detto, comunque, che gli analisti di Washington stimano un calo della disoccupazione al 12,6% per il 2015 (contro l’11,1% della media europea) e al 12,3% nel 2016 (contro il 10,6).
L’inflazione rimane invece prossima allo 0, l’accelerazione invece dovrebbe avvenire il prossimo anno. Resta forte, comunque, il rischio della stagnazione economica. La ripresa, infatti, è “fragile” e necessita di una “strategia ampia, su più fronti”. Resta infatti prioritario accelerare la crescita, investendo soprattutto sulle riforme strutturali delle economie avanzate.
Ancora una volta, la richiesta è chiara. Il tempo delle buone intenzioni, a detta degli esperti, è definitivamente finito.
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