La politica monetaria europea non può e non deve cambiare, almeno per il momento. Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi, specificando che uno dei fattori che impongono di continuare il “sostegno monetario” è la bassa crescita dei salari, “ben al di sotto delle medie storiche” che continuano a rallentare l’inflazione.
Non siamo ancora al punto in cui la dinamica dell’inflazione può sostenersi da sola senza il sostegno della politica monetaria”, ha affermato Draghi, ricordando che il rialzo dell’1,4% fra novembre e febbraio (quando ha toccato il picco del 2%, prima di ridiscendere all’1,5% a marzo) è stato dovuto per il 90% all’aumento del prezzo del petrolio.
Come evidenziato ieri dalla Corte dei conti, la ripresa economica però c’è e “sta traendo spinta da un circolo virtuoso fra consumi in rialzo, crescita dell’occupazione e redditi da lavoro”.
Eppure, nonostante alcuni segnali positivi, ad oggi vi sono “circa 21 milioni di contribuenti che risultano avere debiti a vario titolo” con gli “oltre 8mila enti creditori” per cui esercita la riscossione Equitalia. Lo ha affermato in commissione Finanze alla Camera l’amministrazione delegato Ernesto Maria Ruffini, specificando però che “il 53% ha accumulato pendenze che non superano i 1000 euro”. Ciononostante si tratta di un livello di indebitamento alto, soprattutto se messo in correlazione con i salari ai minimi storici. Non solo.
L’ad della società di riscossione ha spiegato che “oltre il 43% è difficilmente recuperabile”. Ci sono infatti “147,4 miliardi dovuti da soggetti falliti, 85 da persone decedute e imprese cessate, 95 da nullatenenti”. Per altri “30,4 miliardi la riscossione è sospesa per i provvedimenti di autotutela emessi da enti creditori o sentenze dell’autorità giudiziaria”, ha proseguito poi Ruffini. Tutto questo fa sì che per lo Stato risulti difficile recuperare quelle somme.
Il ‘magazzino’, cioè i carichi residui da riscuotere affidati a Equitalia dal 2000 al 2016 – ha detto Ruffini – “ammonta a 817 miliardi di euro” ma “la quota su cui azioni di recupero potranno ragionevolmente avere più efficacia” si ferma a “51,9 miliardi”.
P.M.
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