Una perché “spendeva troppo”. L’altra perché aveva voluto la separazione che il suo ‘ex’ non accettava. Della terza ancora non si conosce il movente, visto che colui che l’ha ammazzata ha optato per il suicidio.
I primi due casi ravvicinati di violenza contro le donne sono avvenuti ieri nella stessa regione, in Piemonte: a Pinerolo, nel torinese, Angelo Visciglia, di 64 anni, ha accoltellato e ucciso in casa la moglie, Battistina Russa, di 12 anni più giovane. Secondo una prima ricostruzione dei militari dell’Arma, l’uomo era disoccupato e accusava la moglie, pulitrice, di spendere troppo. A Borgo Vercelli, invece, un uomo di 49 anni, Maurizio Zangari, accecato dalla paura di perdere i figli, ha accoltellato l’ex moglie, Fiorilena Ronco di 41 anni, aspettandola all’uscita dal lavoro e speronandola con la propria automobile. La donna è ricoverata a Vercelli e lotta tra la vita e la morte. Zangari era già stato diffidato in passato per maltrattamenti. La coppia ha due figli di 22 e 16 anni: “l’unica felicità rimasta”, come ha scritto l’uomo sul suo profilo Facebook. Ma anche con loro il rapporto era diventato conflittuale dopo la fine del matrimonio.
Novecento chilometri più giù, a Santa Maria Capua Vetere (Caserta), nella notte i carabinieri intervenuti dopo il rinvenimento sul selciato del corpo dell’80enne Gennaro Merola, hanno scoperto all’interno del suo appartamento, nel letto, il cadavere della moglie, Gerarda Di Pietro di 77 anni. La donna aveva evidenti lesioni al volto causate da un probabile corpo contundente.
Tutti e tre gli episodi tengono alto il numero dei femminicidi in Italia. Lo scenario è drammatico: dal 2006 al 2016 le donne uccise in Italia sono state 1.740 e di queste 1.251 (il 71,9%) in famiglia, 846 (il 67,6%) all’interno della coppia, 224 (il 26,5%) per mano di un ex compagno, fidanzato o marito. Il numero dei delitti contro le donne è elevatissimo. Come pesante e preoccupante è l’aggiornamento, fornito ieri dall’Istat, sugli episodi di violenza contro il genere femminile: una donna su cinque l’ha subita sotto forma di atti sessuali degradanti e umilianti, rapporti non desiderati e subiti come violenza, abusi o molestie fisiche sessuali gravi come stupri o tentati stupri. Il 21% delle donne, oltre 4,5 milioni, ha provato nel corso della propria vita cosa sia la violazione, la sopraffazione da parte del maschio, un milione e 157 mila nelle sue forme più gravi, lo stupro (653mila) e tentato stupro (746mila). E ancora: il 20,2% delle donne tra i 16 e i 70 anni, 4,3 milioni, è stata vittima di violenza fisica, minacce, schiaffi, pugni, calci. Un crescendo che in una minoranza dei casi, l’1,5%, ha portato a danni seri e permanenti, per strangolamento, ustione, soffocamento. E il 40,4% delle donne, oltre 8,3 milioni di donne, è stata vittima di violenza psicologica.
Alla luce dei numeri, si può parlare, senza temere di esagerare, di fenomeno ampio, diffuso, e polimorfo che incide gravemente sulla quotidianità delle donne. Non solo affermazione della forza fisica, ma anche svalutazione e sottomissione da parte dell’uomo, nel 13,6% dei casi partner o ex.
Ma, più genericamente, come commenta il cardinale Gianfranco Ravasi, osservando anche altri episodi di cronaca che gronda sangue, come l’omicidio fuori dalla discoteca ad Alatri o il parricidio ‘per scherzo’ a Selvazzano (Padova), si tratta di violenza che nasce da tanti fattori:
Noi abbiamo due tipi di rapporti: un io/tu tra persone e un io/esso tra persone e cose. Con le cose si tratta di possesso e se ti da’ fastidio una cosa la puoi schiacciare e eliminare. Oggi siamo quasi incapaci di un rapporto io/tu e tutto diventa io/esso dove l’altro è un oggetto e se mi da’ fastidio lo posso eliminare e calpestarlo. Così anche con la donna che viene considerata un possesso, che non deve essere sottratta alle proprie grinfie”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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