Un enorme territorio fantasma. Una cattedrale nel deserto. Questo è il futuro della zona intorno alla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. L’area nel raggio di 20 km dei reattori è stata infatti riclassificata come ‘no-entry zone’, dove l'”ingresso è vietato”. Lo ha annunciato il premier giapponese Naoto Kan, in visita nella prefettura locale.Kan ha in programma incontri con i residenti evacuati dall’area intorno alla centrale, oltre che con il governatore di Fukushima, Yuhei Sato.
Il premier ha annunciato che la zona di 20 km intorno alla centrale diventerà “off-limits” dalla mezzanotte di oggi (giovedì 21 aprile). Allo stesso tempo, c’è anche la contestuale diffusione delle modalità da seguire per il ritorno momentaneo degli evacuati, per consentire la raccolta di effetti personali e beni necessari. Kan, che secondo l’agenzia Kyodo spiegherà i piani del governo per la ricostruzione, ha raggiunto la prefettura con un elicottero della Self-Defense Force, le forze armate nipponiche. Dopo il sisma e lo tsunami dell’11 marzo – riferisce il sito www.rassegna.it – e la conseguente crisi nucleare, il governo ha disposto l’ordine di evacuazione nel raggio di 20 km dall’impianto, aggiungendo altri 10 km di fascia di rispetto, dove viene solo consigliato di lasciare la zona o almeno rimanere in casa. Esattamente un mese dopo il disastro, il Giappone ha ampliato la zona di evacuazione oltre i 20 km a causa delle preoccupazioni sull’accumulo di materiale radioattivo. I residenti delle aree soggette alla nuova disposizione sono tenuti a lasciare le rispettive abitazioni in circa un mese. La quantità di sostanze radioattive fuoriuscite dall’impianto nucleare e finite in mare è infatti pari a 5mila terabecquerel , cioè 20mila volte superiore al limite massimo annuale disposto per l’impianto. A renderlo noto è stata ieri la Tepco, il gestore della centrale colpita dal sisma e dallo tsunami dell’11 marzo. Le sostanze erano contenute nelle circa 520 tonnellate di acqua ad alta radioattivià fuoriuscita dal reattore numero 2 dell’impianto. Le perdite sono state rilevate per la prima volta il 2 aprile e sono state fermate il 6, ha reso noto la Tepco. Ma la quantità di radiazioni rilasciate nell’atmosfera dall’impianto danneggiato è di gran lunga superiore a quella finita in mare: le stime parlano di una quantità pari a 370-630mila terabecquerel di sostanze radioattive disperse nell’atmosfera a partire dall’impianto dall’inizio della crisi, riferisce l’agenzia Kyodo News.
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