La caduta di Tikrit sarebbe questione di ore. L’esercito iracheno ha circondato la città ora in parte in mano agli uomini del califfato.
Le truppe regolari di Baghdad, assistite da milizie volontarie sunnite e sciite, hanno messo l’abitato sotto assedio e si preparano a strappare ai jihadisti il centro della città.
La città che ha dato i natali all’ex rais Saddam Hussein è in mano all’ISIS da nove mesi e dopo Mosul resta una delle città più importanti ancora in mano ai jihadisti.
Tikrit rappresenta un obiettivo politico di prima grandezza, al di là del suo effettivo valore strategico. È infatti come dicevamo la città d’origine di Saddam Hussein, ed è abitata in prevalenza da sunniti, in buona parte ostili all’egemonia che l’élite sciita di Baghdad ha messo in atto dopo la caduta della dittatura.
E proprio su questo contrasto sono puntati gli occhi dell’opinione pubblica mondiale attenta all’evolversi della situazione in questa parte dello scacchiere mediorientale.
La liberazione della città è stata annunciata ufficialmente giovedì, dopo dieci giorni di combattimenti nei quartieri periferici. L’avanzata delle truppe è stata particolarmente lenta perché i comandanti, decisi a subire meno perdite possibili, hanno scelto una strategia d’attacco particolarmente prudente.
I jihadisti asserragliati nei palazzi del centro, stimati in poche centinaia, stanno infatti applicando tattiche di guerriglia: un generale rimasto anonimo ha riferito di cecchini, ordigni rudimentali e campi minati.
A questo proposito, la BBC ha denunciato l’uso di armi chimiche da parte delle truppe dell’ISIS. In un video pubblicato dalla rete televisiva inglese, si vede chiaramente che da un’esplosione si sprigiona una gran quantità di fumo arancione, tipico delle bombe al cloro. Una scelta pericolosa che conferma ancora una volta la volontà da parte del califfato di portare avanti una guerra sporca fatta di ferocia e assenza di regole. Oveeero appare sempre più chiara la matrice terroristica dell’Isis.
Proprio la preoccupazione per le sorti dei civili avrebbe spinto gli USA a chiedere al governo di Baghdad un cessate il fuoco di tre giorni. A riferirlo è stata una fonte del Supremo consiglio islamico iracheno, la principale forza politica sciita attiva in Iraq.
Secondo il Ministro della Difesa iracheno Khaled al-Obaidi, accorso a visitare la zona interessata dai combattimenti, “L’operazione ha raggiunto finora tutti gli obiettivi prefissati”.
Il Ministro ha poi confermato il ruolo in campo dei volontari di Mobilitazione Popolare, milizia sciita sostenuta dall’Iran, e di gruppi di combattenti lealisti sunniti.
Il suo ottimismo sembra condiviso dagli alleati americani: il Segretario di Stato John Kerry sostiene che l’ISIS abbia ormai perso slancio, e anche secondo il Segretario alla Difesa Ashton Carter il Califfato sta andando incontro a “una sconfitta definitiva”.
Le truppe USA, come quelle degli altri Stati della coalizione anti-ISIS, non stanno comunque partecipando all’offensiva su Tikrit. Chi è sicuramente presente sul campo è l’Iran, nella persona di Qassem Suleimani, comandante della Forza Qods (“Gerusalemme”), il settore dei Pasdaran che si occupa delle operazioni fuori dai confini della Repubblica islamica.
La strategia dell’esercito iracheno dunque è quella di mantenere l’assedio intorno alla città, sigillando i jihadisti nei palazzi del centro.
Hadi al-Ameri, comandante di Mobilitazione Popolare, ha aggiunto che il tempo gioca a favore degli assedianti: privi di rifornimenti e impossibilitati a scappare, i miliziani dell’ISIS infatti possono solo arrendersi o essere annientati.
Ma mentre perde terreno a Tikrit, l’ISIS ha sferrato un altro attacco a Ramadi, nell’ovest dell’Iraq dove sette jihadisti hanno compiuto attacchi suicidi contro le forze di sicurezza irachene. In totale sono morte dieci persone e altre trenta sono rimaste ferite.
Giovedì pomeriggio, il Ministro della Difesa turco Mevlut Cavusoglu ha dichiarato alla stampa di aver individuato e arrestato l’uomo che avrebbe messo in contatto con l’ISIS le tre adolescenti inglesi scappate di casa per arruolarsi lo scorso febbraio.
L’uomo sarebbe un agente dell’intelligence di uno degli Stati della coalizione anti-ISIS a guida USA.
Filippo M. Ragusa
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