Mentre in Italia la Costituzione repubblicana è investita da un attacco senza precedenti che ne prende di mira addirittura le fondamenta contenute nel suo primo articolo, un poco più a Sud, in Tunisia, dove pochi mesi fa si è prodotta una rivoluzione sorprendente e inattesa, si studia proprio la nostra Carta costituzionale per capire come si costruisce una democrazia dopo una lunga dittatura.
Per quanto la primavera tunisina (e nordafricana) – dice il sito www.rassegna.it – sia infatti pressoché scomparsa dalle pagine dei nostri giornali e ancor più dalle televisioni, sull’altra sponda del Meditterraneo continua ad esserci grande fermento e voglia di partecipazione. In questo contesto si inserisce un’iniziativa interessante, che si è tenuta il 17 aprile scorso a Tunisi, promossa dal giornale Attariq Aljadid (organo di riferimento del movimento di sinistra Ettajdid), in collaborazione con “l’Osservatorio della transizione democratica” e con due associazioni europee: la Sinistra euromediterranea – Rete@sinistra (Italia) e la fondazione Hanns Seidel (Germania). L’iniziativa dal titolo “Quelle Constitution pour la Republique nouvelle?” (“Quale Costituzione per la nuova Repubblica”) ha visto anche la partecipazione del professor Stefano Rodotà dell’Università La Sapienza di Roma che si è misurato con quasi tutte le questioni cruciali di una fase costituente che segue ad una rivoluzione nel mondo d’oggi, in un Paese posto nel cuore del Mediterraneo, che esce da 23 anni di una opprimente e spietata dittatura. Racconta Mimmo Rizzuti, portavoce di Sem (Sinistra Euro Meditterranea), che ha partecipato all’incontro: “Il discorso si è sviluppato con riferimento ad altre esperienze costituenti, in particolare quella italiana del 1946-48, affrontando il tema molto sentito dell’inclusione-esclusione, in particolare rispetto alle organizzazioni ed i protagonisti del passato regime e a quello degli spazi e delle forme per contenere costituzionalmente i pericoli della riproposizione, in altre condizioni, di modi,sistemi di governo e meccanismi di potere del regime abbattuto. A seguire – spiega ancora Rizzuti – il discorso ha toccato il ruolo dei partititi nel nuovo scenario. In primo luogo il rapporto, nel nuovo quadro politco ancora in fieri, con Rcd (il partito di Ben Ali cui andava oltre l’80% dei seggi) e con gli apparati di un partito e di un governo che hanno soffocato il Paese in maniera insopportabile”.Ma tra i temi toccati c’è stato anche quello cruciale della laicità ed il rapporto Stato–Religione a fronte della capacità e possibilità di una forte espansione del partito di ispirazione islamica Nahda di Rasid Gannusi. Quello della parità di genere (moitié-moitié, sostenuta decisamente da Ettajdid) sulla quale sono intervenute con forza diverse delle donne presenti; ed ancora il problema della grande frantumazione e divisione che attraversa l’area dei partiti laici democratici e di sinistra. Sì perché, come scrive Tahar Ben Jelloun, giornalista e scrittore marocchino, la rivoluzione compiutasi in Tunisia ed in Egitto è di tipo nuovo: “Spontanea ed improvvisata. Una pagina della storia scritta giorno per giorno. Configuratasi in partenza come una protesta morale ed etica. Un rifiuto assoluto e senza mezzi termini dell’autoritarismo, della corruzione, del furto dei beni di un paese, rifiuto del nepotismo, del favoritismo, rifiuto della umiliazione e della legittimità che è alla base dell’arrivo al potere di questi dirigenti il cui comportamento prende a prestito molti metodi della mafia. E’ per questo che non è una rivoluzione ideologica. Non c’è un leader, non c’è un capo, non c’è un partito che porti avanti la rivolta. Milioni di persone qualunque sono scese in strada perché quando è troppo è troppo!”.Come interloquire, quindi, con questo movimento così complesso e articolato? “Qui l’indicazione di Rodotà è stata netta – riferisce ancora Rizzuti – in questo contesto il modo migliore di costruire una Costituzione che assuma lo spirito della rivoluzione è quello che si può realizzare solo con la partecipazione più larga. Internet è stato il mezzo della rivoluzione. Internet può esser il mezzo della partecipazione di questo grande movimento alla costruzione della Costituzione della nuova Repubblica”.
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