Aumenta in maniera vertiginosa il numero delle aziende che non riescono a restitutire alle banche il denaro ricevuto in prestito.
Quella che passa sotto il nome di ‘sofferenza bancaria’ ha fatto registrare un aumento annuale – tra luglio del 2010 e del 2011 – del quaranta per cento su scala nazionale. Maglia nera al Lazio che regista un sorprendente più 70 per cento. In assoluto si tratta di quasi 75 miliardi non restituiti. I dati sono stati diffusi dall’Associazione degli artigiani e piccole imprese di Mestre il cui presidente, Giuseppe Bortolussi, ha colto l’occasione per denunciare lo stato gravissimo di crisi sottinteso alle insolvenze e, al contempo, il rischio che le aziende, segnalate alla Centrale dei rischi ed escluse dal circuito bancario, possano finire per rivolgersi a usurai e criminalità organizzata. Ma, fanno notare alla Cgia, c’è un paradosso: le banche preferiscono prestare principalmente grandi società e gruppi industriali, beneficiari dell’80 per cento dei prestiti nonostante siano proprio queste realtà i peggiori pagatori. Rimangono, infatti, insolventi per ben il 76,8 per cento del dovuto. A rimetterci, però, sarebbero le piccole realtà aziendali, alle quali continuano ad arrivare “solo le briciole” denuncia Bortolussi che punta il dito contro la compenetrazione tra consigli d’amministrazione di banche e grandi aziende. Potrebbe essere per questo, sospetta il presidente della Cgia, che i prestiti continuano a favorire le grandi aziende nonostante “la stragrande maggioranza presenti livelli di affidibilità bassissimi”. Una politica che aggrava l’ormai “cronica mancanza di liquidità” dei piccoli, sui quali pesa un’ulteriore macigno. “In questi ultimi tre anni di difficoltà economica” spiega Bortolussi “si sono ulteriormente allungati i tempi di pagamento nei rapporti commerciali tra le imprese e tra le imprese e la pubblica amministrazione”. Questo vuol dire che anche le aziende con crediti faticano sia a riscuoterli sia a farsi prestare il denaro necessario a superare l’intervallo che li divide dalla riscossione. Ecco spiegato, almeno in parte, l’aumento vertiginoso delle insolvenze. Un spiegazione che fa sembrare la ripresa sempre più lontana.
Tommaso Vesentini
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