Migliora la fiducia dei consumatori. Un sintomo, questo, che forse meglio di altri rappresenta il flebile cambio di passo dell’economia in quanto definisce l’inclinazione alla spesa degli italiani.
A ottobre, l’indice del clima di fiducia dei consumatori, aumenta a 116,9 da 113,0. Non solo. Stando alle valutazioni dell’Istat, che ha reso noto oggi il suo rilevamento, ad aumentare sono tutte le componenti “con un incremento più rilevante per quella economica, il cui indice passa a 153,0 da 143,9, e più contenuto per quella personale (a 103,9 da 103,6), quella corrente (a 109,3 da 108,0) e quella futura (a 127,1 da 122,3)”.
Per quanto riguarda invece l’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator), si registra una variazione “a 107,5 da 106,1 di settembre”.
Migliorano inoltre le stime sia dei giudizi sia delle attese sull’attuale situazione economica del Paese (a -32 da -46 e a 27 da 15, i rispettivi saldi).
“I giudizi sui prezzi relativi ai passati 12 mesi – si legge ancora – restano al livello dello scorso mese (a -19 il saldo). Il saldo relativo alle attese sui prezzi nei prossimi 12 mesi passa a -23 da -18. Diminuiscono le attese di disoccupazione (a -2 da 6)”.
Cresce il clima di fiducia dei servizi di mercato – a 113,1 da 112,2 – quello della manifattura – a 105,9 da 104,4 – e quello del commercio al dettaglio – a 116,6 da 109,2 -. Scende invece quello delle costruzioni, a 119,8 da 123,3.
Nello specifico, crescono giudizi, ordini e le attese sulla produzione delle imprese manifatturiere, invariati invece i giudizi sulle scorte. Nelle costruzioni peggiorano i giudizi sugli ordini o piani di costruzione mentre le attese sull’occupazione rimangono stabili.
In totale disaccordo su quanto rilevato dall’Istituto di Statistica italiano, in merito alla fiducia di imprese e cittadini che vola a livello precrisi, i presidenti di Federconsumatori e Adusbef: “Nonostante gli appelli ad una maggiore responsabilità, l’Istat continua ad effettuare le proprie rilevazioni lontano dal nostro Paese, sicuramente in qualche ricco emirato arabo, tra sceicchi e alti dirigenti”. Così hanno commentato i numeri Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
Secondo i rappresentanti dei consumatori infatti, i dati non possono riferirsi “all’Italia” visto che ”le famiglie vivono ancora una situazione drammatica” con un “potere di acquisto diminuito del -13,4% dal 2008” che ha prodotto il taglio dei consumi, nel trienni 2012 – 2014 del 10,7%”.
”Per imprimere una vera inversione di tendenza all’andamento economico” è indispensabile “una politica di rilancio che agisca principalmente sul versante occupazionale”. Anzi, “la diffusione di dati ottimisti e poco realistici non aiuta” e, secondo Lannutti e Trefiletti “fornisce un concreto alibi al Governo per non intervenire”.
Meno critica Confcommercio, che invece legge nei dati dell’Istituto il “consolidamento della ripresa” visto che “sono presenti tutti i presupposti psicologici perché famiglie e imprese accelerino, rispettivamente, consumi e investimenti”.
“Se le incertezze internazionali – conclude Confcommercio – e, sul piano interno, il riproporsi del tema delle clausole di salvaguardia per il 2017, non oscureranno questi aspetti positivi, l’economia italiana nel 2016 crescerà molto di più rispetto all’anno in corso”.
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