Germanicum, Rosatellum o Mattarellum bis. Comunque la si voglia chiamare, capire come sarà il testo della nuova legge elettorale con cui – molto probabilmente – si andrà a votare alle elezioni anticipate il prossimo ottobre, è un’impresa non facile.
Quel che è certo è che la questione ha portato a duri scontri in ambito politico, tradotti nel rifiuto da parte di Alleanza Popolare e del suo leader Angelino Alfano di accettare la soglia di sbarramento al 5% prevista dal sistema di voto sul modello tedesco.
Ad oggi, la legge elettorale non ha ancora una forma definitiva: quello depositato giovedì da Emanuele Fiano in Commissione Affari costituzionali è infatti il risultato di una prima discussione sul testo nell’ambito dell’intesa Partito democratico, M5S e Forza Italia. Un “maxi emendamento” in base al quale, secondo quanto affermato dallo stesso Matteo Renzi “entrano in 4, massimo 5 forze parlamentari, si riduce il numero dei partiti e si elimina il potere di ricatto e veto dei piccoli”. Questo, grazie allo sbarramento del 5% senza il quale, secondo Renzi, “non c’è più accordo”.
Ma insomma, cosa c’è di questo famoso sistema tedesco nella legge elettorale voluta dal Pd? In realtà non moltissimo. O meglio, c’è l’impianto proporzionale e la soglia di sbarramento al 5%. Il metodo è quello autentico tedesco che prevede il riparto proporzionale dei seggi su base nazionale con metodo del quoziente, come chiesto da Forza Italia e dalla Lega. Altrimenti la strada preferita dal M5S e dal Pd era il riparto circoscrizionale dei seggi perché questo secondo metodo premia soprattutto i due partiti maggiori. Al Senato la ripartizione dei seggi è su base regionale.
Diversamente dalla Germania però, l’elettore italiano avrà a disposizione due schede, una per Camera e una per il Senato, ma potrà porre una sola “X” su entrambi i fogli (il voto per il candidato trascinerà anche quello della lista collegata. Per l’elezione del Bundestag invece una le “X” da mettere sono due: una relativa al voto del singolo candidato nei vari collegi uninominali e una per il partito. Cancellata la norma del «tedesco» che prevedeva il ripescaggio per il partito che, pur sotto la soglia del 5%, aveva conquistato tre collegi uninominali.
Su richiesta del Pd si è deciso di iniziare l’assegnazione de seggi a livello circoscrizionale partendo dai numeri 1 dei listini proporzionali (tre candidati al massimo) che l’elettore troverà sulla colonna destra della scheda. Infine, ogni candidato, a discrezione assoluta del suo segretario di partito, potrà correre in un collegio uninominale e, per sicurezza, potrà portare sule spalle ben tre paracadute corrispondenti ad altrettanti posti di capolista nel listino proporzionale.
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