L’ eroina pachistana ferita alla testa in Pakistan perché promuoveva l’ istruzione nel Paese per le bambine e che proprio pochi giorni fa aveva ricevuto gli applausi e la solidarietà dell’ Assemblea dell’ Onu, ha ricevuto una lettera dal comandante Adnan Rasheed, leader talebano pachistano in cui l’ uomo, che dice di parlare a titolo personale, accusa la ragazza di aver ‘denigrato’ il suo gruppo chiedendole di tornare nel suo Paese
per frequentare una Madrasa, una scuola islamica. “Vorrei che non fosse mai accaduto” scrive Rasheed in lingua inglese spiegando che l’ attacco nei suoi confronti non è stato motivato dall’ istruzione “bensi’ dalla propaganda” che la ragazza faceva. “E’ quello che stai facendo ora – ha detto l’ uomo – usi la tua lingua come una spada. E allora ti hanno attaccato per la tua spada non per i tuoi libri o per la scuola”. Proprio in merito all’ attacco, il leader talebano precisa che “i Talebani non ti hanno attaccato perche’ andavi a scuola o perche’ ami l’ istruzione, anzi ricorda che i Talebani o i Mujahedin non sono contro l’ istruzione per uomini, donne o ragazze. I Talebani credono che tu intenzionalmente scrivessi contro di loro e avessi lanciato una campagna diffamatoria per minare i loro tentativi di stabilire un sistema islamico a Swat”. Il riferimento di Rashid è al popolare diario che Malala teneva per la Bbc in urdu, in cui aveva denunciato le violenze dei Talebani nella loro ex roccaforte.
Ma Rashid, evaso lo scorso anno dal carcere di Bannu, dove era recluso dopo la condanna a morte, non intende approfondire l’ episodio dell’ aggressione, che fece il giro del mondo, spiegando di voler affidare ad “Allah, il miglior giudice, stabilire se (l’ attacco, ndr) fosse corretto o sbagliato dal punto di vista islamico o se meritassi di essere uccisa o meno”.
Malala Yousafzai è la persona piu’ giovane mai candidata al Premio Nobel per la Pace. Nata nel 1997, e’ divenuta celebre per il suo impegno nella lotta per i diritti civili delle donne nella valle dello Swat, una zona del Pakistan soffocata dal controllo degli estremisti islamici. Per lo stesso impegno e’ stata vittima di un attentato. Ha raccontato la sua esperienza nell’ autobiografia “I am Malala’.
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